Per competenze disciplinari s’intende il saper padroneggiare le discipline di insegnamento. Infatti, il docente nell’attività didattica non deve trasmettere un sapere ma costruire un sapere.
In questo senso, diventa centrale il ruolo delle discipline quali strumenti per preparare i nostri studenti e le nostre studentesse ad affrontare la realtà quotidiana. Fare scuola, infatti, vuol dire fare maturare delle competenze per diventare alunni e alunne, studenti e studentesse competenti e, quindi, far raggiungere loro il personale successo formativo.
L’autonomia delle istituzioni scolastiche… si sostanzia nella progettazione e nella realizzazione di interventi di educazione, formazione e istruzione… al fine di garantire il successo formativo
Nel predisporre la programmazione dell’attività didattica è fondamentale che il docente abbia ben chiaro quali siano i traguardi formativi della disciplina, quali i contenuti culturali, il processo formativo sotteso e come poter condurre una valutazione che sia formativa, diffusa e formatrice. Per fare questo, il docente deve avere come riferimento sempre le Otto competenze chiave per l’apprendimento permanente.
Competenze chiave per l’apprendimento permanente
Il Consiglio dell’Unione Europea ha rivisto nel 2018 le 8 competenze chiave per l’apprendimento permanente elaborate, in una prima versione, nel 2006.
Tali competenze devono essere il riferimento verso il quale ogni disciplina dovrebbe trasversalmente tentare di indirizzare l’attività didattica. Il ruolo del docente nell’affrontare l’attività di insegnamento e l’apprendimento dei propri studenti, si esercita attraverso la mediazione didattica. Infatti, la mediazione didattica permette di fare incontrare lo studente e la studentessa in apprendimento con le discipline di studio. Riferimento fondamentale in questo senso sono le Indicazioni nazionali per il curricolo e le Linee guida, nelle rispettive articolazioni per il primo ciclo di istruzione e per la secondaria, per gli istituti tecnici, gli istituti professionali ed i licei. Pertanto, questi sono dei riferimenti imprescindibili attraverso i quali si delinea il percorso di ogni istituzione scolastica autonoma. Infatti, partendo dalle Indicazioni nazionali, ogni istituzione scolastica dovrebbe elaborare un proprio curricolo d’istituto che permette di essere punto di riferimento per poter predisporre la propria programmazione annuale. Partendo da quest’ultimo vanno anche individuati i repertori degli obiettivi di apprendimento da raggiungere, che sono sostanzialmente dei campi del sapere, delle conoscenze e delle abilità, indispensabili per raggiungere anche i traguardi di sviluppo delle competenze.
Affrontando, in particolare, l’introduzione dei giudizi in sostituzione dei voti per la scuola primaria, le linee guida del Ministero, hanno offerto un interessante affondo sull’elaborazione degli obiettivi di apprendimento. In esse si precisa che ogni istituzione scolastica dovrebbe esprimere attentamente l’azione da mettere in atto, il processo cognitivo attivato ed il contenuto disciplinare sul quale l’azione interviene.
La scuola deve, inoltre, tener conto del fatto che oggi come oggi le esperienze che i nostri studenti e i nostri alunni fanno, anche al di fuori della scuola, sono esperienze molto significative. Quindi, non è più solo prerogativa della scuola garantire un apprendimento. Pertanto, è importante che si tenga conto degli apprendimenti formali, informali e non formali.
- Formali: apprendimenti raggiunti in contesti organizzati e strutturati;
- Informali: esperienze nella vita quotidiana;
- Non formali: attività pianificate ma che riguardano effettivamente il tempo libero e che possono essere anche non progettate .
Allora, ogni docente, nell’affrontare quella attività di mediazione didattica per fare incontrare gli studenti nell’apprendimento con le discipline di studio, deve padroneggiare con attenzione i nuclei fondanti della disciplina, ossia, quei concetti chiave che hanno un valore fondante e che permettono di cogliere quale sia il valore formativo della stessa, per raggiungere il percorso di uscita dello studente. Per riuscirvi il docente deve avere piena contezza dello statuto epistemologico delle proprie discipline di insegnamento, ossia conoscere la riflessione sulle discipline come scienza.
In secondo luogo, il docente deve avere ben presente quali siano le finalità formative e quale sia il valore formativo della disciplina. Nell’affrontare la dimensione scientifica della disciplina, il docente deve avere chiaro quali siano i contenuti, le abilità indispensabili da raggiungere, quale linguaggio utilizzare per comunicare, quali i codici ed i sottocodici che la caratterizzano.
Non vanno, poi, dimenticati i processi logici sottesi. Se pensiamo all’esempio della disciplina di filosofia, i processi logici sottesi potrebbero essere saper problematizzare, concettualizzare, negoziare,…
Infine, è indispensabile conoscere gli approcci metodologici, ossia quali procedure, quali metodi di ricerca la disciplina mette in atto per poterli sperimentare con gli alunni e gli studenti, aprendo alla dimensione di creatività e di personalizzazione.
Sintetizzerei le presenti riflessioni nel modo seguente: ogni alunno ed ogni studente dovrebbe riuscire a fare propri questi contenuti, processi, metodi, linguaggio. Pertanto, il ruolo che dovrebbe avere il docente in questo mediazione didattica è proprio quello di saper cogliere e sfruttare pienamente il contributo formativo che ogni disciplina può dare per raggiungere la maturazione del profilo di uscita dello studente.
Le competenze disciplinari così sinteticamente descritte vanno, poi, coordinate con le Otto competenze chiave per l’apprendimento permanente, in particolare nella versione del 2018. Infatti, sono competenze di carattere trasversale sulle quali ogni disciplina può avere un’incidenza. Pertanto, le discipline sono degli oggetti culturali che vanno rielaborati da parte degli studenti e attraverso questo ruolo di mediazione del docente si può far incontrare gli studenti nell’apprendimento con questa esperienza sulle disciplina.
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