Ormai da anni la scuola è travolta da un contenzioso enorme: in occasione dei concorsi, con l’aggiornamento delle graduatorie per le supplenze, ma anche per il meccanismo di riconoscimento dell’anziantà di servizio con la ricostruzione di carriera docenti, per i 500 euro della formazione introdotti con la card docente della Buona scuola,…

Un esempio, la vicenda del riconoscimento del valore abilitante del titolo magistrale.

Dal 2013, anno in cui il Consiglio di Stato ha riconosciuto il valore abilitante del titolo magistrale conseguito entro l’AS 2001/02, si sono scatenati i ricorsi alla giustizia amministrativa ed alla giustizia ordinaria.

Ancor più interessante è approfondire gli esiti e le motivazioni che ciascun giudice elabora a supporto della propria sentenza.

Il Miur ha eccepito il difetto di giurisdizione nel giudice ordinario. Il giudice ordinario rivendica la giurisdizione su tale materia.

In tale articolato e confuso quadro si innestano le sentenze più diverse: inserimento sì,  inserimento no, con punteggio o a punti zero, con o senza riserva,…

Analizziamo la norma che ha trasformato le graduatorie permanenti in graduatorie ad esaurimento e li’, nel 2007, collochiamo lo spartiacque?

E come ci si deve comportare quando la definizione del valore abilitante di un titolo arriva anni dopo?

Cosa rispondere a tutti coloro, inseriti nelle storiche graduatorie ad esaurimento, scavalcati da una miriade di docenti ricorrenti?

Domande delicate cui è difficile dare una risposta con responsabilità e competenza.

A tutto questo ginepraio bisogna richiamare il dovere politico e sociale di dare una risposta che tenga conto delle istanze diverse. Quale?

Richiamare la politica all’obbligo di trovare una soluzione rispettosa di tutti e dignitosa per uno Stato che funzioni.

A mio avviso l’intero reclutamento andrebbe ripensato con una autentica riforma che tenga in debito conto le fasi di formazione iniziale e carriera: è impensabile avere temi così collegati, che viaggiano su binari paralleli, incontrandosi solo nel momento in cui si scatena qualche problema.

Riteniamo doveroso e non più rinviabile sanare questa frattura che divide i lavoratori e le lavoratrici, esaspera le aspettative del personale della scuola, crea attriti, ingiustizie  e disfunzioni del sistema, ma, soprattutto, non risponde alla mission del fare politiké: arte di Amministrare la Cosa Pubblica.

Legislazione Scolastica

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Ci sono, poi, esempi in cui sono stati presi in considerazione gli esiti dei ricorsi, introducendo giustamente dei correttivi.

Un esempio è il riconoscimento integrale del servizio con la ricostruzione di carriera docenti.

Infatti, il meccanismo applicato nelle ricostruzioni di carriera non riconosce immediatamente tutto il servizio da precario ma solo i primi 4 anni ed i due terzi della parte restante; un terzo che residua viene recuperato dopo anni di anzianità di servizio che viariano in base all’ordine di scuola ed al profilo (per un approfondimento dettagliato, consultare gli articoli sulla ricostruzione carriera docenti).

Nel decreto salva infrazioni, DL n. 69 del 13 Giugno 2023, in fase di conversione in legge, è introdotto il riconoscimento integrale degli incarichi annuali pre ruolo a partire dalle immissioni in ruolo dell’anno scolastico 2023/24.

Un altro esempio interessante di incidenza dei ricorsi è stata la card del docente introdotta dal 2015 con la Buona scuola: i 5oo euro destinati alla formazione per il solo personale docente di ruolo.

Sempre nel decreto salva infrazioni, in fase di conversione in legge, è stata estesa anche al personale precario con incarico annuale al 31 agosto dal 2023.

E’ chiaro che resta da aspettare il testo definitivo convertito in legge per avere anche i dettagli della procedura e per comprendere correttamente gli aventi diritto.

Si tratta, tuttavia, di due esempi concreti in cui il Ministero dell’Istruzione ha dovuto tener conto degli esiti delle sentenze. Se avesse ascoltato per tempo le richieste politiche in materia, molte persone non avrebbero dovuto attendere anni prima di vedere riconosciuto un diritto legittimo.