Il contratto scuola, che ha visto il consenso dei sindacati confederali, Cigl, Cisl e Uil, il 19 Aprile 2018, si può dire che abbia due dimensioni centrali: la contrattazione e la collegialità.
Naturalmente, quel CCNL scuola va ora rivisto in quanto scaduto. Le condizioni di lavoro del personale, continuamente appesantite, hanno bisogno di essere oggetto di approfondimento e, soprattutto, di aggiornamento per un adeguato riconoscimento economico e normativo.
È indubbio che in un contratto ci si deve preoccupare dell’aumento stipendi, nel caso specifico dell’aumento stipendi docenti e ATA.
Le condizioni di lavoro all’interno della scuola sono, però, talmente mutate e si sono a tal punto appesantite che la trattativa per il rinnovo necessita di dedicare tempo anche ad adeguare il contratto dal punto di vista normativo per renderlo al passo con i tempi: far emergere l’enorme mole di lavoro sommerso e non riconosciuto, rivedere adeguatamente le ore di funzione docente, dare il giusto riconoscimento alla formazione quale leva strategica per la professionalità, garantire esigibilità a tutti i temi oggetto di contrattazione, dal livello nazionale a quelli territoriali equiparare le condizioni del personale a tempo determinato a quelle del personale a tempo indeterminato,…
Questi sono solo alcuni temi irrinunciabili.
Nel corso dei mesi che hanno visto impegnati i livelli nazionali nella trattativa del rinnovo contatto scuola 2016/18, si sono succedute una serie di notizie false e tendenziose, diffuse ad arte da associazioni che, anziché avere a cuore le istituzioni scolastiche ed i loro attori, hanno avuto come unico scopo creare divisione, insinuare connivenze, inficiare il confronto, minare il tavolo della trattativa, suscitare sospetto rispetto alle intenzioni ed alle finalità della negoziazione.
In realtà hanno prevalso le buone intenzioni e l’interesse per i/le lavoratori/trici della scuola e, conseguentemente, per tutti gli attori della scuola come comunità educante: studenti/esse, genitori, personale ATA, dirigenti scolastici.
Cerchiamo ora di chiarire i motivi di tale risultato ritenuto positivo ottenuto allora e dal quel partire per l’imminente avvio della trattativa per il rinnovo CCNL scuola 2019/21.
Contrattazione
Il cosiddetto Decreto Brunetta, nel 2010, ha introdotto un principio che ha minato alla radice la contrattazione: l’inderogabilità della legge, ossia la possibilità attraverso la legge di modificare materie oggetto di contrattazione oppure di introdurre nuove condizioni.
I tentativi di invadenza di campo della legge sul contratto, previsti con tale norma e la successiva Legge della Buona Scuola, la Legge 107 del 2015, hanno progressivamente scalfito la collegialità e tentato di smantellare le materie oggetto di contrattazione ai diversi livelli, nazionali, regionali e d’istituto.
Nel corso degli anni immediatamente precedenti al rinnovo 2018, la costante ed impegnativa determinazione di alcuni livelli di contrattazione ha consentito di lasciare aperta una breccia entro cui ha saputo insinuarsi il nuovo CCNL scuola.
Mi riferisco, in particolare, alla contrattazione nazionale sulla mobilità che ha mantenuto la titolarità di scuola, anziché costringere ad una titolarità di ambito, spazio subprovinciale di dimensioni ragguardevoli.
Un altro esempio significativo è stata la determinazione con cui a livello di istituzione scolastica le RSU, hanno introdotto una clausola di riapertura del confronto dopo l’erogazione del fondo d’istituto e, soprattutto, del bonus premiale, per garantire una negoziazione al fine di evitare due riconoscimenti per il medesimo incarico.
Questi sono solo alcuni degli esempi che hanno consentito alla contrattazione di lasciare aperta quella breccia entro cui si è incardinato il confronto per il rinnovo CCNL scuola 2016/2018.
Nuovo Contratto Scuola
Il rischio che si è corso è che in sede di trattativa l’ARAN premesse per avanzate proposte di modifica dell’orario di servizio e della situazione di inquadramento con gli scatti di anzianità.
La determinazione, la tenacia e la consapevolezza delle condizioni entro cui si trovano a lavorare i dipendenti della scuola, ha portato ad avanzare ed ottenere importanti conquiste.
Sono, infatti, rientrate in contrattazione d’istituto le materie usurpate dal Decreto Brunetta: i criteri di assegnazione del personale alle sedi ed ai plessi; i criteri di utilizzo del personale per dare attuazione al Piano Triennale dell’Offerta Formativa.
Inoltre, è stato introdotto il confronto per definire i criteri di ripartizione del famigerato Bonus Premiale. La vicenda bonus premiale ha avuto, poi, un risvolto positivo: è infatti, oggi destinato a tutto il personale della scuola e non più solo allo stipendio docenti ed è oggetto della contrattazione d’istituto. Questo cosiddetto compenso per la valorizzazione del merito ha, infatti, insinuato nelle istituzioni scolastiche dimensioni concorrenziali, a discapito della collegialità che dovrebbe essere alla base delle scelte delle istituzioni scolastiche.
Il settore privato sta cercando di introdurre con entusiasmo forme di partecipazione dei lavoratori alla vita dell’impresa: noi, che le abbiamo conquistate con i decreti delegati del 1974, le abbiamo viste distruggere progressivamente, spingendo per un accentramento delle decisioni, a discapito del confronto e delle delibere condivise, insinuando divisione e concorrenza, anziché promuovere partecipazione .
Per contribuire nel rivitalizzare tale partecipazione, sto conducendo un lavoro di ricerca: si tratta di un percorso che intende fare incontrare un collegio docenti con lavoratori delle aziende che stanno provando a costruire la partecipazione. L’entusiasmo e i primi passi loro, la stanchezza e l’esperienza nostra vorrebbero riuscire ad essere da stimolo ad entrambe per partire o ripartire con una dimensione collegiale che riteniamo essere ricchezza.
In questo senso, nel contratto scuola 2016/18 è stato introdotto un articolo rivoluzionario: l’articolo 24, che riconosce la scuola come comunità educante, quale luogo di dialogo, di ricerca, di esperienza sociale, informata ai valori democratici e volta alla crescita della persona in tutte le due dimensioni.
Per qualcuno potrà sembrare scontato, ma per chi ha vissuto la scuola negli ultimi anni, la dimensione di collegialità e di partecipazione è frequentemente venuta meno.
Richiamare quei decreti che prevedono i passaggi propedeutici di coinvolgimento, di confronto, di scelta del personale nei rispettivi organismi diviene la chiave di volta per restituire protagonismo alla scuola ed ai suoi attori.
La palla è passata, poi, ai consigli di classe, ai collegi docenti, ai consigli d’istituto ed alle RSU in sede di contrattazione, per consentire di dare seguito a quanto riottenuto con il contratto scuola 2018.
Affidare i passaggi di contrattazione e negoziazione a persone affidabili è un dovere che abbiamo come lavoratori/trici della scuola, per consentire alle conquiste del contratto scuola di avere seguito e di essere rispondenti al contesto di ogni singola istituzione scolastica. Per fare questo è doveroso anche prestare la dovuta attenzione ai fomentatori, che attraverso le fake news hanno cercato, e cercheranno ancora in occasione del rinnovo contratto scuola 2019/21, solo di minare una trattativa difficile.
Il contratto scuola 2016/18 non è stato indubbiamente il contratto migliore, soprattutto per l’attesa dello stesso da quasi dieci anni. Tuttavia, si può definire un contratto ponte, che ha restituito a contrattazione e collegialità quel protagonismo indispensabile per aprire altre prospettive future, che guardino ad un unico profilo professionale del personale docente, a stipendi diversi, ad un confronto sull’orario di servizio, ad un aumento dell’organico ATA per realizzare una vera scuola dell’autonomia.
La vera sfida per costruire un CCNL adeguato ai tempi sarà ora con il rinnovo contatto scuola 2019/21.
Ha inciso ed incide sulle condizioni di lavoro nella scuola anche l’esperienza pandemica che ha costretto ad un ripensamento dei tempi e degli spazi della didattica. Il personale ha dimostrato e sta tuttora dimostrando grande flessibilità, capacità di rimessa in gioco e competenza.
Questi aspetti vanno tenuti in debita considerazione nella trattativa di rinnovo contratto scuola e vanno adeguatamente valorizzati. Se lo slogan La scuola al centro del Paese che fa da eco al Piano Nazionale Ripresa e Resilienza è davvero nelle intenzioni del Governo, ne deve conseguire un impegno concreto e fattibile di investimento. Se veramente la centralità della contrattazione vuole essere lo strumento per rinnovare la pubblica amministrazione e la scuola, come sottoscritto nel Patto di rinnovo della Pubblica Amministrazione, allora, condizioni di lavoro adeguate, rispettoso riconoscimento della professionalità, adeguato stipendio insegnante e stipendio personale ata devono essere il cuore pulsante del rinnovo contratto scuola 2019/21.
SEGUIMI
I'M SOCIAL
Per entrare in contatto con me anche su altre piattaforme, seguimi sui Social.