Per l’anno di prova docenti i neo assunti sono chiamati ad elaborare, in virtù del D. Mle 850/2015, il proprio bilancio delle competenze: una forma di autovalutazione della propria professionalità, da elaborarsi in collaborazione con il docente tutor.
Perché è significativo dedicare un momento di riflessione su tale azione formativa? Per la valenza pedagogica di tale metodologia, per l’utile strumento finalizzato alla percezione di autoefficacia, per il coinvolgimento del docente in una modalità di valutazione cui, spesso, sono destinatari gli/le studenti/esse.
La filosofia sottesa alla didattica per competenze pone, infatti, al centro della riflessione non il programma da svolgere ma i risultati degli apprendimenti cui approdare; centrali non sono più il docente, il percorso e la scuola, ma lo studente e la studentessa, i loro risultati e la società.
La scelta pedagogica della programmazione per competenze ha una visione dinamica, si rifa ad un approccio olistico e, soprattutto, cerca di raggiungere la maturazione di un sapere situato.
Per comprendere il significativo cambio di paradigma cui si è approdati con tale didattica, può essere interessante analizzare una delle definizioni del termine “competenza”, quella elaborata da Pellerey nel 2004: è la capacità di far fronte ad un compito o ad un insieme di compiti, riuscendo a mettere in moto e ad orchestrare le proprie risorse interne, cognitive, affettive e volitive e ad utilizzare quelle esterne disponibili in modo coerente e fecondo.
La competenza, articolata in conoscenza (ossia il sapere), in abilità (ossia il saper fare) e in attitudine (ossia il saper essere), deve essere raggiunta per poter efficacemente affrontare una situazione particolare, una situazione di studio e raggiungere un risultato osservabile.
Far applicare tale paradigma anche al docente nella fase di formazione iniziale per il superamento del periodo di prova docenti, lo coinvolge sicuramente in un’operazione di valutazione personale che può diventare significativa in termini professionali: elaborare un bilancio rispetto alla didattica, alla partecipazione alla vita scolastica e rispetto alla formazione personale.
Da tale bilancio, il Dirigente Scolastico ed il Tutor, coinvolgendo il docente elaborano, poi, uno specifico patto per lo sviluppo professionale e delle competenze di natura culturale, disciplinare, didattico-metodologica e relazionale.
La riflessione dei docenti neoassunti nell’utilizzo di tale strumento di analisi, può contribuire a farlo calare nei panni degli/lle studenti/esse coinvolti nella delicata operazione di valutazione e di autovalutazione?
Una metafora ritengo rappresenti in modo significativo l’impostazione di una didattica per competenze: la metafora del ponte, in contrapposizione a quella del muro. Lo studente, la studentessa divengono produttori di conoscenza, hanno a disposizione una molteplicità di strumenti per affrontare situazioni con un approccio problematico, anziché essere unicamente riproduttori di conoscenze trasmesse, sotto forma di contenuti attraverso metodi tradizionali, come il libro di testo e la lezione frontale.
Concludo con una provocazione: i recenti ennesimi interventi legislativi finalizzati a sanare il problema irrisolto del precariato rischiano di rendere sempre più strutturali forme concorsuali non selettive per stabilizzare e per evitare contenziosi.
Non sarebbe ottimale fare in modo che il cosiddetto anno di prova diventasse l’autentico momento di confronto con se stessi e con la propria professionalità, per trasformare tale anno tanto significativo in un autentico percorso selettivo e di crescita?
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