Proseguendo sull’approfondimento delle Disposizioni della mente di Costa e Kallich, analizziamo le singole disposizioni che le persone mettono in atto quando si trovano di fronte a problemi o a difficoltà da affrontare.
Come hanno precisato gli autori, la ricerca sulle disposizioni è in continuo sviluppo: dalle dodici iniziali del 1991, ora siamo a 16.
Approfondiremo queste ultime.
Persistere
Quando le persone esprimono tale disposizione rimangono concentrati sul compito fino alla completa realizzazione dello stesso.
Affrontare una situazione impegnativa può voler dire anche tentare strade diverse per realizzare l’impegno assunto. In questo caso, persistere significa tentare percorsi diversi e riprogettare la propria attività pur di riuscire a raggiungere l’obiettivo prefissato.
L’impegno come insegnati o educatori sta proprio nel sostenere gli/le studenti /esse che si arrendono facilmente per mancanza di fiducia in sé stessi, per la paura di sbagliare, per la difficoltà a concentrarsi,…
L’impegno sta proprio nell’aiutare tali ragazzi/e nello sperimentare e, conseguentemente, maturare la capacità di resistere, provare e riprovare, senza arrendersi.
Gestire l’impulsività
La riflessione che accompagna le scelte e l’azione è primo segnale evidente della capacità di gestire l’impulsività.
Significa saper valutare attentamente punti di forza e di debolezza nelle diverse situazioni che ci chiamano ad una scelta e, conseguentemente, le opportunità ed i rischi.
Con gli/le alunni/le l’ impegno è rivolto ad aiutare nell’andare più in profondità nelle considerazioni, senza fermarsi ad una semplice riflessione in superficie.
È tipico anche dell’era del digitale, fermarsi alla prima notizia ricevuta, spesso, diffondendo in maniera virale. Gestire l’impulsività’ vuol dire, ad esempio, approfondire la notizia, analizzandola da diverse prospettive, per andarvi a fondo e non semplicemente diffonderla in maniera acritica.
Un semplice e veloce retweet o like consegna una nostra traccia nella rete: per questo è importante farlo in maniera consapevole e riflessiva.
Ascoltare gli altri con comprensione ed empatia
Come vi siete sentiti di fronte ad una persona che, parlandovi, sa parafrasare quanto le avete espresso e esprimerlo in maniera chiara? L’impressione che trasmette è che vi abbia dedicato attenzione, sforzandosi per comprendere il vostro punto di vista.
Non è sicuramente facile riuscire ad esercitare tale disposizione, soprattutto per la difficoltà diffusa a sviluppare silenzio per predisporre all’ascolto.
Come docenti abbiamo la grande opportunità di sperimentare con gli/le studenti /esse la consapevolezza del silenzio, la dimostrazione di cosa significhi ascoltare e non solo sentire, la ricchezza di saper accogliere punti di vista diversi dal proprio.
Pensare in maniera flessibile
Il dizionario descrive la “flessibilità” come la facilità ad assumere una configurazione curvilinea o ad angolo; in senso figurato, può essere definita adattabilità o adattabilità.
Le persone che hanno esercitato tale disposizione sono i grado di affrontare una questione da punti di vista diversi ed opposti, sanno affrontare il cambiamento e gestirne l’inevitabile stress.
Pensare in maniera flessibile significa anche possedere una notevole capacità di controllo per gestire con calma il cambiamento.
Quante volte, in una classe, ci si scontra con la tendenza di qualche studente /essa, che difficilmente accetta il cambiamento e, soprattutto, il confronto con punti di vista diversi dal proprio?
Lo sforzo sta proprio nell’accompagnare alla maturazione di tale capacità, ponendo gli/le studenti/esse di fronte a situazioni nuove e diverse, alla conversazione per confrontare prospettive di analisi di una questione,…
Pensare sul pensare
Definita metacognizione, identifica la capacità di riflettere sul proprio operato, sia esso sotto forma di azione o di processo mentale.
I processi di riflessione sulla riflessione che ne derivano prevedono azioni di prevenzione, di pianificazione, di monitoraggio e di valutazione.
Sapersi porre delle domande sui processi messi in atto e sui risultati raggiunti ha, inoltre, ricaduta sull’interiorizzazione, sul mantenimento nel tempo e sulla generalizzazione in situazioni nuove.
Pertanto educare gli/le alunni /e a utilizzare strategie metacognitive li abitua ad attivare processi di autoregolazione di fronte a situazioni e problemi.
Impegnarsi per l’accuratezza
Potremmo sintetizzare tale disposizione con la frase lavorare a regola d’arte, cioè mettere in atto precisione, accuratezza, ricerca, precisione, miglioramento continuo.
Frequentemente, la frenesia dell’epoca contemporanea e la velocità di cambiamento dell’era del digitale, inducono atteggiamenti opposti per rimanere al passo con i tempi.
Spesso, infatti, il rimanere in superficie, l’impulsività della risposta, la fretta di carpire il momento, spingono proprio a trascurare l’accuratezza.
In realtà l’era del digitale e dell’industria 4.0 richiedono proprio il possesso e l’esercizio di tale disposizione. Ne sono un esempio le competenze richieste: le capacità comunicative e relazionali definite da Goleman con il termine Intelligenza Sociale; il pensiero adattivo; la transdisciplinarità; saper collaborare in ambienti virtuali; la capacità di gestire il carico cognitivo; il gusto di condividere come contaminazione di idee;…
Saper mettere in atto tali diversi processi è sintomo di saper lavorare con precisione ed approfondimento.
Fare domande e porre problemi
Quando è naturale porsi domande? È un atteggiamento che si attiva di fronte ai problemi, alle difficoltà, agli ostacoli, per riorganizzarsi e farvi fronte.
Ebbene, è importante far tesoro di questa strategia per trasformarla in un habitus da mettere in atto sempre, a prescindere dal trovarsi di fronte ad un ostacolo.
Interrogarsi sui processi messi in atto, sui punti di vista diversi dal proprio, sulle piste diverse per raggiungere il medesimo obiettivo, contribuisce a stimolare meta riflessione, pensiero divergente, creatività,…
Applicare la conoscenza pregressa a nuove situazioni
Tale disposizione richiama alla memoria i processi stimolati attraverso l’esercizio, per cimentare le conoscenze acquisite con situazioni nuove.
Quante volte sembra che gli/le studenti/esse abbiano appreso correttamente e sedimentato l’apprendimento, quando invece non riescono a trasferire quanto appreso di fronte ad una esperienza nuova ed analoga?
Giunge, allora, in aiuto il processo di riflessione che dovrebbe essere costantemente allenato a ritornare sui processi attivati per ricostruirli, riconoscerli, descriverli e, conseguentemente, saperli recuperare.
In questo modo ci si abitua a ripensare alle situazioni analoghe già incontrate per derivarne strategie di soluzione.
Pensare e comunicare con chiarezza e precisione
Per comunicare in maniera chiara bisogna pensare in modo chiaro e non confuso.
Aiutare studenti /esse ad organizzare adeguatamente la comunicazione è fondamentale: espressioni efficaci, terminologia tecnica e specifica, sostituire le generalizzazioni con affermazioni e parole idonee, organizzare le riflessioni prima di esternarle, apprendere strategicamente prima le idee in testa e, poi, esprimerle.
Per sperimentare diverse forme di organizzazione del pensiero e della comunicazione può essere di grande utilità affrontare concretamente esperienze di ricerca ed argomentazione filosofica.
Ciascuno maturerà utili modelli da assumere come habitus quotidiano.
Raccogliere informazioni attraverso tutti i sensi
Sperimentare il mondo attraverso tutti i sensi contribuisce a raccogliere più informazioni e, conseguentemente, ad apprendere di più e meglio.
Utilizzare tutti i canali sensoriali, tattile, visivo, uditivo, olfattivo, gustativo e cinestetico può contribuire anche nello sbloccare quei/lle ragazzi/e che hanno paura a mettersi in gioco ed a superare le attività tradizionali quale zona di comfort.
Creare, immaginare, innovare
La creatività va sperimentata ed esercitata: abituare gli/le studenti/esse a risolvere un medesimo problema con percorsi diversi, provare a mettersi nei panni, nella posizione di qualcun’altro, osare, provare, confrontarsi con i compagni per aprirsi a punti di vista differenti, accettare pareri diversi ed osservazioni critiche,…
Questi sono tutti esempi di metodologie da far sperimentare ai/lle ragazzi/e per superare l’idea distorta che la creatività sia trasmessa geneticamente e non possa essere stimolata ed esercitata per trasformarsi nel modo di guardare ed affrontare il mondo.
Rispondere con meraviglia e stupore
Da docente la sfida è far sperimentare agli/lle studenti/esse questa disposizione ad ogni lezione. La voglia di cercare, l’entusiasmo per la scoperta, la curiosità di incontrare una nuova sfida, lo stimolo a cercare soluzioni nuove e diverse.
Come riuscire?
Indubbiamente, il primo indispensabile passo è elaborare proposte didattiche che vedano gli/le studenti/esse stessi/e protagonisti/e attive dell’apprendimento.
Proporre esperienze di apprendimento situato, classe rovesciata, Peer to peer,… Sono tutti stimoli al protagonismo dei/le ragazzi/e, che non si limitano all’ascolto passivo di quanto il docente, depositario della conoscenza, comunica loro. Ricercano, piuttosto, attivamente di costruire e di ricostruire conoscenze, di applicare abilità e di utilizzare competenze.
Infine, per rendere generativa l’esperienza, è utile aiutare gli/le studenti /esse nel ricostruire il percorso fatto, cogliere i processi sottesi e desumere riflessioni metacognitive su come aiutare gli altri a sperimentare i medesimi stupore e meraviglia nell’osservare e scoprire il mondo.
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