Nell’affrontare tale tema, dobbiamo renderci conto come possiamo considerare la formazione continua una condizione indispensabile per l’esercizio della professione e della maturazione costante di tutte le altre precedenti competenze. Infatti, è chiaro che la formazione permanente sia indispensabile per una professione come quella del docente che deve vivere il proprio contesto di appartenenza e necessariamente tener conto della sua continua trasformazione. Tale costante trasformazione avviene sia in senso generale, cioè nella dinamica sociale, ma anche attraverso il periodico ricambio degli attori della partecipazione nella scuola, dove, ad ogni ciclo di studi, si cambiano alunni e la composizione delle classi. Inoltre, in ogni annualità si possono cambiare colleghi, quindi, serve essere preparati ad affrontare la continua trasformazione sia del contesto più vasto e generale, il contesto macro, all’interno del quale si trova una scuola, ma anche il contesto micro, che è caratterizzato da importanti relazioni.
Diventa, allora, necessaria una professionalità ben consolidata, costantemente aggiornata.
Peraltro, è importante sottolineare come sotto l’apparente staticità della attività del docente, la pratica pedagogica continua ad evolvere proprio perché si adegua negli spazi, nei tempi e nei modi alle situazioni che sono in continua trasformazione e, quindi, si deve essere costantemente aggiornati e continuare nell’evoluzione della propria riflessione.
In questo senso, diventa centrale il contratto del comparto scuola (CCNL) nelle due ultime versioni: la più recente, del CCNL 2016/2018, e quello immediatamente precedente, del CCNL 2006/2009, del quale sono ancora in vigore molti passaggi.
L’ultimo CCNL ha riportato al centro il tema della scuola come comunità educante, richiamata dall’articolo 24. Attraverso questo passaggio si è cercato di responsabilizzare tutti coloro che fanno parte di un’istituzione scolastica, che prendono parte alle scelte dell’istituzione scolastica e quindi questo richiede una capacità costante di gestire diverse situazioni. Per riuscirci, la formazione diviene un elemento centrale perchè può rendere viva la comunità.
Altro passaggio significativo del CCNL in materia è il tema della formazione, classificata come diritto/ dovere: diritto del lavoratore di poter partecipare alla formazione ma anche dovere del personale della scuola parteciparvi.
Poste tali premesse, analizziamo i passaggi descritti da Philippe Perrenoud:
Sapere esplicitare le proprie pratiche didattiche
Il presente tema è stato approfondito anche analizzando altre competenze, in quanto gli elementi di riflessione sono di fondamentale importanza per la professione docente, perché riflettere sulle proprie scelte e sulla propria progettazione contribuisce in modo particolarmente significativo nel rinnovare ed adeguare la propria attività didattica rispetto alle esigenze del contesto, degli alunni, degli studenti. Per farlo sono indispensabili profondità, lucidità professionale e capacità di condurre questa analisi in modo molto preciso, per saperne cogliere elementi utili per la propria progettazione.
Perrenoud propone un simpatico esercizio: fingere di essere sostitui6ti nell’attività da un sosia.
Questo esperimento induce a riflettere sulle proprie scelte, sui propri comportamenti e atteggiamenti in un modo distaccato, per redigere anche un possibile bilancio di competenze.
Redigere il proprio bilancio di competenze e il proprio programma personale di formazione continua
Il primo aspetto che viene in mente parlando di bilancio di competenze è il decreto ministeriale n. 850 del 2015, quando è stato rivisto il percorso di formazione dei docenti neo immessi in ruolo. Infatti, attraverso questo percorso, è stato previsto che, all’avvio dell’anno di formazione e di prova, i docenti neoimmessi in ruolo, aiutati dal proprio tutor, redigano un bilancio delle proprie competenze professionali, secondo una griglia proposta. Tale primo bilancio dovrà accompagnare il percorso formativo dell’anno di prova per arrivare ad una nuova analisi nella fase conclusiva e, quindi, permettere al docente di cogliere quali elementi di crescita ci sono stati, quali aspetti necessitano di essere migliorati, di essere arricchiti, approfonditi. La provocazione interessante potrebbe essere quella di introdurre questo periodico bilancio di competenze non soltanto per i neoimmessi in ruolo ma per tutti docenti della scuola in momenti particolari della carriera professionale: coinvolgere ogni docente in un bilancio delle proprie competenze, in modo tale da aggiustare il tiro può offrire uno stimolo al miglioramento continuo, ad un aggiornamento costante
Negoziare un progetto di formazione comune con i colleghi
Affrontando il tema di un progetto di formazione condiviso con i colleghi, vengono alla memoria due documenti centrali nella vita delle istituzioni scolastiche: il Rapporto di AutoValutazione (RAV) e il Piano di Miglioramento (PdM). Ad essi è, poi, strettamente collegato Piano Triennale dell’Offerta Formativa (PTOF).
Ogni istituzione scolastica ha avviato negli ultimi anni un processo attraverso cui riflettere attentamente sui propri punti di forza e di debolezza e cogliere come i punti di forza possono essere un’opportunità ed i punti di debolezza possono diventare, invece, degli ostacoli. Attraverso questa analisi si sollecitano, pertanto, le scuole a chiarire quali siano le azioni da mettere in campo per migliorare i propri punti di debolezza per superarli e far leva sui punti di forza perché diventino un traino, un elemento positivo nel processo di miglioramento continuo. Da questi due passaggi scaturiscono scelte formative ed organizzative che devono entrare a pieno titolo nel piano dell’offerta istituzione scolastica, che include anche le proposte formative rivolte al personale stesso. Oggi questo aspetto incontra una leggera difficoltà per il fatto che nel contratto del comparto scuola si parla ancora di formazione come diritto/dovere, con una sfasatura rispetto ad una norma, la legge n. 107/2015, che ha introdotto una formazione obbligatoria, strutturale e finanziata. Tuttavia, a tale norma del 2015 non sono seguite tutte quelle condizioni utili perché il contratto collettivo della scuola, rinnovato subito dopo nel 2018, avesse quegli elementi giuridici, normativi ed economici funzionali ad un reale riconoscimento della formazione come un dovere per tutto il personale della scuola ma anche un diritto pienamente esercitato ed esercitabile. La carta del docente, introdotta proprio attraverso la legge della Buona Scuola ha raggiunto solo il personale di ruolo, dimenticando il personale ATA ed i precari che, in alcune regioni, sono in percentuale molto significativa. La possibilità di accesso alla formazione finanziata per tutto il personale potrebbe favorire nelle scuole la piena partecipazione di tutti gli organismi collegiali nel decidere quali siano i percorsi ottimali per il miglioramento continuo e per la continua crescita professionale del personale, in linea con il circolo virtuoso innestato con il sistema di valutazione precedentemente descritto.
Coinvolgersi in compiti su scale di un ordine di insegnamento e di un sistema educativo
Attraverso questo ulteriore affondo di Philippe Perrenoud si offre l’opportunità di richiamare un tema frequentemente analizzato nei contributi precedenti: la partecipazione e la collegialità. Infatti, la stessa norma che regolamenta il funzionamento degli organi collegiali (d.lgs n. 297/1994) o anche la norma che ha riconosciuto l’esercizio dell’autonomia funzionale da parte delle istituzioni scolastiche (DPR n. 275/1999) prevedono che le scelte operate dalle scuole siano nell’ambito degli ordinamenti della scuola stabiliti dallo Stato. Quindi, il Ministero predispone una cornice di riferimento per ciascuna delle scelte delle singole istituzioni scolastiche, al fine di garantire condizioni eque per tutti.
Accogliere i nuovi colleghi e partecipare alla loro formazione
Infine, Perrenoud sprona ad accogliere i nuovi colleghi e ad essere parte attiva nella loro formazione. Come noto, il personale docente neo immessi in ruolo si vede assegnato un tutor che lo affianca: sarebbe significativo che queste esperienze di tutoraggio diventassero esperienze fortemente formative e di crescita professionale anche per i docenti che ne sono coinvolti, che ricoprono questo ruolo perché non si tratta di un mero adempimento burocratico ma di un ruolo di accompagnamento e di supporto.
Un’altra occasione molto interessante è offerta nel nostro sistema di formazione iniziale: il tirocinio degli studenti di Scienze della Formazione Primaria presso le istituzioni scolastiche. Attraverso tale esperienza si offre agli studenti ed alle studentesse, futuri docenti, la possibilità davvero di toccare con mano l’attività che un domani saranno chiamati a svolgere. Tuttavia, il personale che accoglie questa esperienza può trasformare la stessa in occasione interessante di stimolo della professionalità docente: riflettere, pianificare e gestire insieme ai tirocinanti la progettazione didattica obbliga a fare sì che la stessa divenga esplicita. Condividere e discutere con questi studenti i passaggi che un docente fa nell’elaborazione della propria offerta formativa e nella messa in pratica della propria attività didattica può essere da stimolo per una crescita professionale di ciascuno, offrendo un’opportunità per stimolare la nostra formazione continua sul campo.
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