Nel promuovere e rilanciare grazie alla legge 104 l’inclusione scolastica, è divenuto documento di riferimento la Classificazione Internazionale del Funzionamento della Disabilità e della Salute (ICF) che rivoluziona la visione della disabilità guardando al contesto.

Approfondendo il tema inclusione si fa frequentemente riferimento al documento ICF, Classificazione Internazionale del Funzionamento della Disabilità e della Salute del 2001, ratificata con la Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità. 

Tale documento è tanto importante perché ha introdotto un passaggio culturale determinante: viene letta in modo diverso la disabilità. 

La disabilità non sta, infatti, nella persona ma nel rapporto tra il cattivo funzionamento della persona (menomazione) e il suo ambiente di vita. 

Quindi, da questa impostazione cambia proprio l’approccio perché chiunque di noi può nella propria vita incontrare delle difficoltà dal momento che diventa determinante il contesto all’interno del quale siamo inseriti.

Al tema viene, infatti, dedicato ampio spazio di approfondimento nei percorsi TFA sostegno, specializzazione volta a preparare il personale ad affrontare l’importante ruolo dell’insegnante di sostengo.

Con l’introduzione dell’ICF si effettua, pertanto, un vero e proprio passaggio culturale molto significativo. 

Per garantire l’inclusione, la persona diversamente abile vede riconosciuto il diritto di raggiungere un proprio equilibrio e il personale successo formativo.

Tenendo, poi, in debita considerazione il contesto, si tenta di intervenire per favorire questo processo di inclusione.

Approccio bio-psico-sociale 

L’ICF e l’ICF Children sono caratterizzati da un approccio globale che considera l’individuo in modo bio-psico-sociale, ossia mettendo in risalto l’importanza del corpo, del funzionamento mentale e cognitivo, del contesto e della posizione della persona all’interno della comunità di appartenenza.

In questo modo si favorisce un’analisi approfondita e integrata di tutte le variabili che incidono sulla qualità della vita delle persone con disabilità, garantendo un approccio più completo e rispettoso della loro dignità e dei loro diritti.

L’accomodamento ragionevole, nell’approccio ICF (International Classification of Functioning, Disability and Health), si riferisce a tutte le misure che vengono adottate per garantire che le persone con disabilità possano partecipare alla vita quotidiana in modo autonomo e soddisfacente, rimuovendo o mitigando le barriere che potrebbero impedire o limitare tale partecipazione.

L’accomodamento ragionevole viene definito come “ogni modifica o adeguamento personalizzato che non comporta un onere eccessivo e che consente alle persone con disabilità di accedere alle attività e ai servizi disponibili per il resto della popolazione, senza discriminazioni” (Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, art. 2).

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L’approccio ICF, infatti, promuove l’adozione di misure mirate a rimuovere le barriere ambientali e sociali che limitano la partecipazione delle persone con disabilità alla vita sociale, educativa e lavorativa, riconoscendo che tali barriere possono essere più limitanti delle disabilità stesse.

L’accomodamento ragionevole, quindi, è un’importante strumento per garantire l’inclusione delle persone con disabilità, e si può concretizzare in molte forme, come ad esempio la predisposizione di percorsi formativi personalizzati, l’utilizzo di ausili tecnologici, l’adeguamento degli spazi e dei servizi, la modifica delle modalità di comunicazione e di valutazione, e così via.

Il concetto di accomodamento ragionevole è stato assunto attraverso l’introduzione della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, in Italia nel 2007.

Attraverso questo nuovo approccio si prevede: 

  • il dovere da parte della società di mettere in atto modifiche ed adattamenti necessari ed appropriati per garantire alle persone con disabilità il godimento e l’esercizio, su base di uguaglianza con gli altri, di tutti i diritti umani e delle libertà fondamentali (Art. 2); 
  • Al fine di promuovere l’uguaglianza ed eliminare le discriminazione, gli Stati Parti adottano tutti i provvedimenti appropriati, per garantire che siano forniti accomodamenti ragionevoli (Art.4);  
  • Le misure specifiche che sono necessarie ad accelerare o conseguire de facto l’uguaglianza delle persone con disabilità non costituiscono una discriminazione ai sensi della presente Convenzione (Art.5).

Ancora una volta, il nostro Paese ha saputo credere nell’inclusione e scegliere di seguire la strada di una rivoluzione culturale in materia.