Un quesito abbastanza frequente riguarda le linee guida degli istituti professionali: sono ancora in vigore?
Per rispondere in modo corretto va ricostruito il quadro della situazione che passa attraverso la revisione dei percorsi di istruzione professionale e il loro raccordo con i percorsi d’istruzione e formazione professionale.
Revisione percorsi IeFP
Il primo riferimento in materia è il decreto n. 92 del 24 Maggio 2018, discendente dalla cosiddetta riforma della Buona scuola, cioè la legge n. 107 del 2015, che ha tentato di dare piena attuazione all’autonomia delle istituzioni scolastiche.
Infatti, le famose deleghe dei commi 180 e 181 dell’articolo 1 di questa legge prevedevano anche la revisione dei percorsi di istruzione professionale ed il raccordo tra questi ed i percorsi di istruzione e formazione professionale.
Il primo decreto di attuazione di tale delega è stato il decreto legislativo n. 61 del 2017.
Decreto 92/2018
All’interno del decreto n.92/2018 sono citati tutti quei riferimenti legislativi in vigore che sono dei riferimenti imprescindibili. Si fa, infatti, riferimento alle Linee guida degli istituti professionali, il DPR n.87/2010 e altre norme di riferimento che sono rimaste in vigore, come quella relativa agli Assi culturali, legge n.296/2006, altri riferimenti anche a documenti e circolari dell’Unione Europea e del Consiglio dei loro Europa che approfondiremo successivamente.
Nel decreto n. 92 si chiarisce che l’oggetto del testo sono i risultati di apprendimento dell’area generale, articolati in competenze, abilità e conoscenze. Inoltre, tali risultati di apprendimento dell’area generale fanno riferimento agli assi culturali, introdotti con la legge 296/2006.
Quindi, combinando e articolando i risultati di apprendimento, il decreto 92 fornisce un importante riferimento nell’allegato 1.
Contiene, poi, i profili d’uscita dei diversi indirizzi di studio, ora 11, nell’allegato 2 e i quadri orari degli indirizzi nell’allegato 3.
Infine, correla ciascun indirizzo dei percorsi quinquennali degli Istituti professionali con le qualifiche dei percorsi di istruzione e formazione professionale facenti capo alle Regioni (allegato 4).
Definizioni
Altra importante sottolineatura contenuta in questo decreto sono le cosiddette definizioni: termini significativi imprescindibili ed indispensabili per orientarsi nel mondo dell’istruzione e formazione professionale.
- apprendimento formale
- apprendimento informale
- apprendimento non formale
- codice ATECO
- bilancio personale
- certificazione delle competenze
- classificazione dei settori economico- professionali
- competenza
- decreto legislativo
- istituzioni scolastiche IP
- nomenclatura e classificazione delle unità professionali (N.U.P.)
- percorsi IeFP
- profilo di uscita di ciascun indirizzo
- profilo professionale
- progetto formativo individuale (P.F.I.)
- qualificazione
- sistema nazionale di certificazione delle competenze
- unità di apprendimento.
Indirizzi di studio
L’articolo 3 è molto interessante perché declina i diversi profili di uscita degli studenti nei diversi indirizzi di studio.
I profili d’uscita riguardano gli indirizzi che sono stati rivisti e sono diventati 11.
Gli 11 indirizzi sono i seguenti:
- Agricoltura, sviluppo rurale, valorizzazione dei prodotti del territorio e gestione delle risorse forestali montane
- Pesca commerciale e produzioni ittiche
- Industria e artigianato per il Made in Italy
- Manutenzione e assistenza tecnica
- Gestione delle acque e risanamento ambientale
- Servizi commerciali
- Enogastronomia e ospitalità alberghiera
- Servizi culturali e di spettacolo
- Servizi per la sanità e l’assistenza sociale
- Arti ausiliarie delle professioni sanitarie: Odontotecnico
- Arti ausiliarie delle professioni sanitarie: Ottico
Quindi, tali indirizzi sono strutturati con attività di insegnamento di carattere generale, come già previsto nelle precedenti linee guida.
La parte di istruzione generale, comune a tutti gli indirizzi, fa riferimento agli assi culturali dei linguaggi, dell’asse matematico e dell’asse storico sociale.
Ci sono, poi, attività di insegnamenti specifiche di indirizzo che sono riferite all’asse scientifico, tecnologico e professionale.
Il passaggio al nuovo ordinamento deve avvenire progressivamente ed è già stato avviato a partire dall’anno scolastico 2018/19.
Per favorire questo percorso di progressivo passaggio al nuovo ordinamento sono stati mantenuti e rafforzati i cosiddetti uffici tecnici, già esistenti all’interno delle istituzioni scolastiche, ed è stato mantenuto il cosiddetto curriculum dello studente e della studentessa, consegnato alla conclusione del percorso di studi.
L’articolo 5 fornisce alcune indicazioni per la definizione dei piani triennali dell’offerta formativa nell’ambito dell’istruzione e professionale. Pertanto fa riferimento a quel documento con le cosiddette Indicazioni nazionali e linee guida, il DPR n.87/2010, ed ha previsto misure di accompagnamento per la ridefinizione delle Linee guida stesse revisionate con un impianto che è stato molto ben strutturato, a supporto di questo percorso di revisione.
Profili d’uscita
Particolarmente interessante è l’allegato 1 che è praticamente la definizione del profilo di uscita degli studenti per l’insegnamento di area generale.
Interessante è la sottolineatura metodologica: non si parte dagli obiettivi di apprendimento in termini di competenze distinte per discipline ma si parte dalle competenze del profilo di uscita dei percorsi di istruzione professionale e si declina i diversi indirizzi facendo riferimento agli assi culturali discendenti dalla legge n.296/2006.
Infatti, la declinazione che viene offerta all’interno nell’allegato 1 prevede gli assi culturali, a cui fanno riferimento le competenze, le abilità e le conoscenze che si intendono attivare.
Questa articolazione riguarda ciascuna delle competenze che si ritrovano all’interno del profilo di uscita degli istituti professionali.
Facciamo un esempio:
- la prima competenza estrapolata dal Profilo d’uscita è “agire in riferimento ad un sistema di valori coerenti con i principi della costituzione in base ai quali essere in grado di valutare, orientare i propri comportamenti personali sociali e professionali”;
- la declinazione delle abilità di questa competenza all’interno dell’asse culturale scientifico e tecnologico: “saper cogliere il ruolo della scienza e della tecnologia nella società attuale e l’importanza del loro impatto sulla vita sociale dei singoli, avendo come base imprescindibile delle conoscenze di base nell’area scientifica del settore”;
- Ci sono, poi, una serietà di conoscenze: “le basi fondamentali relative alla composizione della materia, le sue trasformazioni, le caratteristiche basilari relative alla struttura degli esseri viventi e alla loro interazione con l’ambiente e via dicendo”.
- Ci sarà poi la declinazione nell’ambito storico sociale e via dicendo.
Pertanto, per ciascuna delle competenze individuate nel profilo di uscita dello studente nei percorsi di istruzione professionale viene identificato l’asse culturale e, per ogni asse culturale, sono declinate le abilità e le conoscenze.
Da questo si evince l’apporto fornito da tale documento di riferimento per la progettazione e la realizzazione dell’attività didattica.
Revisione linee guida
Per cercare di rispondere al quesito iniziale dobbiamo necessariamente fare riferimento alle Linee guida riviste per favorire e sostenere l’adozione del nuovo assetto didattico ed organizzativo degli istituti appunto professionali e per fornire degli orientamenti interpretativi e funzionali alla realizzazione e all’implementazione del nuovo impianto dei percorsi.
Questo documento delle Linee guida è un documento costantemente aggiornato e revisionato periodicamente.
Le linee guida si articolano in due parti:
- fornisce il quadro di riferimento interpretativo e metodologico;
- fornisce i traguardi intermedi di apprendimento che sono utili per i passaggi e per i raccordi tra l’istruzione professionale e l’istruzione e formazione professionale e per la declinazione dei percorsi di istruzione professionale.
Quadro di riferimento interpretativo e metodologico
Entriamo nel vivo della prima parte cioè del quadro di riferimento interpretativo e metodologico.
Questa parte delle Linee guida è interessante perché richiama i principali riferimenti normativi, già accennati nella parte iniziale del presente contributo, che richiamano il DPR n. 87/2010 e soprattutto si richiamano alcuni aspetti del contesto entro il quale si muove l’istruzione professionale e il raccordo tra l’istruzione professionale e la formazione professionale.
Gli elementi che vengono sottolineati sono l’eccessiva uniformità che hanno i diversi percorsi, i diversi curricoli nell’offerta formativa degli istituti professionali. Mentre con tale nuova impostazione si vorrebbe prestare attenzione alle vocazioni produttive presenti in un territorio, richiamando quanto già introdotto con il d.lgs n.61/2017: il radicamento nel territorio e considerare questi istituti veri e propri ambiti di ricerca all’interno del territorio.
Inoltre, si registra una scarsa predisposizione per la personalizzazione, aspetto che solitamente caratterizza l’offerta formativa della formazione professionale.
Pertanto, il tentativo di questo quadro di riferimento delle Linee guida è quello di superare questi ostacoli e migliorare l’offerta formativa degli istituti professionali. Un’attenzione particolare in chiave sistemica è posta al livello europeo, dove è stato istituito quel punto di riferimento che viene sintetizzato con il cosiddetto acronimo VET, Vocational Educational and Training, ossia quella sorta di organizzazione comprensiva di tutti i percorsi formativi a carattere professionalizzante che fa parte di un territorio e da qui è richiamata la dimensione che fa degli istituti professionali scuole territoriali dell’Innovazione, aperte e concepite come laboratorio di ricerca, sperimentazione e originalità didattica, con una marcata vocazione territoriale.
Sono, poi, richiamati gli altri fondamentali riferimenti legislativi:
- decreto legislativo n. 61/2017;
- decreto n. 92;
- accordo Stato – Regione – Enti Locali del 2017, discendente dal decreto 61;
- una serie di modelli che vengono proposti dal Ministero e che analizzeremo nel dettaglio.
In questa prima parte è richiamata l’identità degli istituti professionali.
Come già definito dal DPR n. 87 nel 2010, così come ciascun DPR che ha regolamentato gli istituti di scuola secondaria di secondo grado, descrive l’identità dell’istituto.
Nella nuova versione inserita nelle presenti Linee guida, l’identità degli indirizzi di istituto professionale viene definita come un nuovo paradigma, per far fronte a quelle difficoltà che abbiamo detto essere state registrate e tentando di far maturare un profilo socio-culturale degli studenti rispondente a nuove esigenze, per rispondere efficacemente alle esigenze del mercato del lavoro.
Il tema dell’attenzione al mondo del lavoro è oggetto di osservazione anche critica, in quanto frequentemente la diatriba tra il mondo del lavoro e il mondo della scuola sta proprio nelle rispettive aspettative: la scuola non dovrebbe preparare esclusivamente alla richiesta di professionalità del mondo del lavoro ma la scuola dovrebbe garantire il successo formativo di ogni studente e di ogni studentessa e non preoccuparsi solo di formare lavoratori e lavoratrici ma, prima di tutto, cittadini e cittadine, ormai cittadini e cittadini digitali.
Tuttavia, spesso, l’attenzione che il mondo del lavoro rivolge alla scuola è notevole e ci si aspetta che si occupi di una preparazione tecnica specializzata, di bravi operai o tecnici, che rispondano all’esigenza professionale del mondo del lavoro.
Però, oggi si ragiona ormai di preparare lavoratori e lavoratrici che siano in grado di essere flessibili e capaci di affrontare un mondo del lavoro in continua trasformazione.
Quindi, mi permetto di sottolineare che anche il nuovo paradigma che viene evidenziato da questa prima parte delle Linee guida richiama proprio il fatto che sia indispensabile che il mondo del lavoro accolga persone con grande capacità di apprendere tutta la vita, di sapersi formare, superando la logica dei meri esecutori a favore di persone sempre più capaci di visione, di cooperazione, di apertura e di intraprendenza.
Discorso pienamente in linea con il documento e l’impianto delle otto competenze chiave per l’apprendimento permanente.
In questo nuovo paradigma si presta, allora, notevole attenzione ad integrare l’apprendimento formale, con quello informale e non formale, proponendo il lavoro come strumento per imparare, cioè imparare lavorando e imparare a lavorare. Infatti è prevista una consistente quota di ore, che poi vedremo nel dettaglio, dedicate all’esperienza di tirocinio e di alternanza scuola lavoro.
Quindi, il nuovo paradigma vuole prestare attenzione ad una educazione al lavoro e attraverso il lavoro che è strettamente correlata al contesto territoriale di radicamento di un istituto professionale.
Di seguito le Linee guida offrono una serie di strumenti e processi per declinare l’indirizzo ed il relativo profilo dei percorsi formativi, definendo la cornice di riferimento.
La cornice fa riferimento, innanzitutto, alla norma che ha introdotto gli assi culturali e presta attenzione al tema dell’inclusione e a garantire opportunità a tutti gli studenti ed alle studentesse, per riuscire a raggiungere il personale successo formativo.
Per riuscirvi, si investe su processi di personalizzazione al fine di aiutare gli studenti ed accompagnarli in questa consapevolezza del proprio percorso di crescita.
Interessati sono, in, poi vedere una serie di contributi offerti:
- Box 1 criteri per declinazione degli indirizzi e dei relativi profili rispetto alle esigenze del territorio
- Box 2 sistema di accreditamento
- Box 3 filiera TVET
- BOX 5 scadenze per passaggi tra IP e IeFP
- Box 6 procedimento per il passaggio dall’istituto di provenienza a istituto di destinazione
- Uda (box 8 format)
- Box 7 schema del piano annuale/biennale
- Box 9 esempio procedura per la valutazione del PFI al termine del primo anno
Declinazione risultati di apprendimento intermedi
La seconda parte delle Linee guida entra nel merito della declinazione dei risultati di apprendimento intermedi del quinquennio.
Innanzitutto, va richiamata la metodologia utilizzata per elaborare questa declinazione dei risultati, effettuata da un gruppo di lavoro composto da persone operanti nell’ambito delle scuole di istruzione professionale e nell’ambito della formazione professionale e tenendo conto delle indicazioni che sono state fornite dai cosiddetti stakeholder consultati nella fase iniziale di avvio di questo percorso di revisione degli istituti professionali.
Riferimento è stato anche il Quadro Europeo delle qualifiche, punto di riferimento centrale, entrato in vigore il 23 aprile del 2008 con le Raccomandazioni del Parlamento Europeo e del Consiglio d’Europa, quadro europeo che permette di inquadrare le diverse qualifiche conseguite all’interno dei paesi dell’Unione Europea.
Altro riferimento fondamentale sono le otto competenze chiave per l’apprendimento, nella prima versione del 2006 e successiva del 2018.
Inoltre, è documento fondamentale assunto dall’Italia con il decreto del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, in raccordo con il ministro dell’istruzione universitaria ricerca, dell’8 gennaio del 2018 relativo al Quadro nazionale delle qualifiche, discende dall’assunzione del dispositivo nazionale di riferimento per le qualifiche a livello europeo, declinato nel nostro Paese.
Tale documento diventa punto di riferimento metodologico e strumento nel contesto del nostro Paese per descrivere e classificare le qualifiche rilasciate dal sistema nazionale di certificazione delle competenze.
Con tale orizzonte davanti, è possibile addentrarsi negli allegati A e B.
Allegato A: la declinazione dei risultati di apprendimento intermedi delle dodici competenze di cui abbiamo visto all’inizio, relative agli insegnamenti delle attività di area generale dell’allegato 1.
Questo allegato e questi risultati di apprendimento sono articolati facendo riferimento alle competenze del Regolamento che, poi, vengono articolate nel loro raggiungimento del primo biennio, nel terzo e nel quarto e nel quinto anno.
Riprendiamo il nostro esempio iniziale:
- “Agire in riferimento ad un sistema di valori coerenti con i principi della Costituzione in base ai quali essere in grado di valutare fatti e orientare i propri comportamenti personali e professionali”;
- Questa prima competenza è declinata nel primo biennio nel seguente risultato di apprendimento intermedio: “saper valutare fatti e orientare i propri comportamenti personali in ambito familiare scolastico e sociale”;
- La medesima competenza è declinata nel terzo anno: “saper valutare fatti e orientare i propri comportamenti in situazioni sociali e professionali strutturate che possono richiedere un adattamento del proprio operato nel rispetto di regole condivise”;
- Nel quarto anno diventa: “saper valutare fatti e orientare i propri comportamenti in situazioni sociali e professionali soggette a cambiamenti, che possono richiedere un adattamento del proprio operato nel sistema di regole condivise e nella normativa specifica di settore”;
- Infine, per il quinto anno: “saper valutare fatti e orientare i propri comportamenti personali sociali e professionali per costruire un progetto di vita orientato allo sviluppo culturale sociale ed economico”.
Pertanto, per ciascuna delle 12 competenze che sono individuate dall’allegato 1 c’è questa declinazione dei risultati di apprendimento intermedi del profilo di uscita per le attività e gli insegnamenti di carattere generale.
L’Allegato B arricchisce il nostro quadro perché completa il riferimento alle competenze, riportando i risultati di apprendimento intermedi nel profilo di uscita per quanto riguarda gli insegnamenti di carattere generale e per ogni competenza fa riferimento al periodo o alla annualità, al livello del quadro europeo delle qualifiche, alla competenza intermedia e agli assi culturali.
Vediamo un esempio, partendo dalla solita nostra prima competenza:
- Si stabilisce per ogni annualità del biennio, del terzo anno, del quarto anno e quinto anno, il rispettivo livello del quadro nazionale delle qualifiche, la competenza intermedia dall’allegato 1 e l’asse culturale al quale fa riferimento;
- Si aggiungono l’asse storico sociale e l’asse tecnologica.
Conclusioni
Abbiamo visto come a partire dal DPR n. 87/2010 che aveva introdotto le Linee guida degli istituti professionali, è stato progressivamente rivisto, ampliato ed arricchito il quadro di codesti Istituti, con un’attenzione particolare alla dimensione della territorialità, alla personalizzazione del percorso ed alle attività laboratoriali, a seguito del decreto legislativo n. 61/2017.
Con tale nuovo orizzonte, introdotto con la Buona scuola è stato progressivamente potenziato l’impianto degli istituti professionali dell’anno scolastico 2018/19 in poi, anche con un forte investimento per la costruzione di percorsi di raccordo in sussidiarietà e tra gli istituti professionali e istituti e gli enti di formazione professionale, prevedendo anche la possibilità per gli istituti professionali di attivare percorsi triennali di formazione professionale.
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