La quinta competenze elencata da Philippe Perrenoud nelle dieci competenze per insegnare è definita lavorare in gruppo.
Gli elementi proposti ed analizzati da Philippe Perrenoud sono i seguenti:
- elaborare un progetto di gruppo e rappresentazioni comuni,
- animare un gruppo di lavoro, guidare riunioni,
- formare e rinnovare un gruppo pedagogico,
- affrontare ed analizzare insieme situazioni complesse, pratiche e problemi professionali,
- gestire crisi o conflitti tra persone.
Saper lavorare in gruppo non è sicuramente semplice e, soprattutto, vi sono diversi tipi di condivisione all’interno del gruppo classificati dallo stesso Perrenoud con uno schema molto sintetico ma sicuramente molto efficace: in base alla condivisione delle variabili risorse che ci permette di classificare uno pseudo gruppo, di ordinamento materiale; condivisione di risorse e idee che genera un gruppo in senso lato, un gruppo di scambio; la condivisione di risorse – idee – pratiche che fa nascere un gruppo in senso stretto, un coordinamento di pratiche; condivisione di risorse – idee – pratiche – alunni che fa nascere una corresponsabilità educativa.
Possedere diverse competenze relazionali e capacità di confronto, saper gestire insieme le regole di funzionamento del gruppo consente di analizzare un primo aspetto centrale: elaborare un progetto di gruppo e rappresentazioni comuni. Questo aspetto richiama alla memoria quanto accade all’interno di un’istituzione scolastica nel momento in cui vanno prese delle decisioni per condividere, per elaborare e per approvare il progetto centrale di un’istituzione scolastica, il piano dell’offerta formativa. Per riuscirvi è indispensabile condividere rappresentazioni comuni, cioè idee, valori e finalità nel confronto all’interno degli organi collegiali, degli organismi. Per far funzionare correttamente tali organismi, vanno rispettate alcune regole, riguardanti la loro composizione, il loro funzionamento, i tempi ed i modi con i quali poter esercitare i ruoli all’interno di questi organismi. In essi hanno un protagonismo anche gli studenti, chiamati ad avere propri spazi di rappresentanza e di collegialità.
I riferimenti principali sono il decreto legislativo n. 297, che regolamenta il funzionamento degli organi collegiali e lo statuto degli studenti e delle studentesse, entrato in vigore col DPR n. 249 del 98, testo centrale riguardante la partecipazione degli studenti. Attraverso tale decreto il protagonismo degli studenti rispetto alla vita della scuola è diventato centrale e di fondamentale importanza per richiamare la responsabilità alla partecipazione degli studenti stessi.
Secondo tema analizzato da Perrenoud è animare un gruppo di lavoro, guidare le riunioni. Parlando di animazione di un gruppo di lavoro si richiama la cosiddetta corresponsabilità di coloro che fanno parte di un gruppo e che, nell’ambito della scuola, potremmo definire corresponsabilità collegiale. Animare un gruppo di lavoro non vuol dire semplicemente dare la parola o gestire alcune situazioni all’interno del gruppo ma animare vuol dire dare vita, quindi il ruolo degli organi collegiali non può essere semplicemente un ruolo formale, di semplici passaggi obbligatori prescritti dalla norma, ma far assumere a ciascuno un ruolo specifico.
Ulteriore aspetto è formare e rinnovare un gruppo pedagogico: l’attività che coinvolge il gruppo non deve essere solo di sfogatoio, lungo di elenco delle lamentele, valvola di sfogo per tutte le frustrazioni o le difficoltà che si incontrano nell’ambito della professione docente, bensì deve diventare una vera e propria realtà all’interno del quale c’è sì discussione, ma discussione costruttiva, confronto animato che conduce a proposte pedagogiche e didattiche espresse, poi, con il piano dell’offerta formativa.
Ogni istituzione scolastica ed ogni professionista della scuola deve affrontare ed analizzare insieme situazioni complesse, pratiche e problemi professionali.
Se pensiamo alle diverse situazioni professionali all’interno della scuola, ciascuno ricopre ruoli diversi; docente, genitore, collaboratore del dirigente,…pertanto, possiamo analizzare diverse situazioni che si manifestano in questa attività e, frequentemente, queste situazioni collegiali hanno una particolare complessità. Le stesse possono diventare stimolo per una riflessione, per una crescita dal punto di vista professionale, in modo che anche gli appuntamenti periodici diventino occasioni di confronto e non semplice adempimento burocratico.
Pensiamo a quante volte l’elaborazione del piano dell’offerta formativa e la discussione attorno alle proposte didattiche da inserirvi può essere occasione di confronto e di crescita professionale anziché essere solo un adempimento burocratico che entro il 31 di ottobre di ogni anno va necessariamente affrontato. Un altro esempio concreto può essere la delibera del del piano annuale delle attività che, ogni anno, un collegio docenti è invitato a discutere e ad approvare per definire le attività collegiali che dovrà condurre nel corso dell’anno. Anche questo momento non deve essere visto come una formalità ma come un’occasione per ragionare attorno a quali siano i momenti collegiali più interessanti e stimolanti e pianificare quanti e quali di questi momenti collegiali debbano essere affrontati nel corso dell’anno scolastico, per garantire la piena riuscita dell’offerta formativa dell’istituzione scolastica.
Questi sono solo alcuni esempi che, però, dimostrano come le situazioni complesse e le pratiche che all’interno della scuola si affrontano, frequentemente vengono vissute come aspetti più burocratici, mentre possono diventare una reale occasione di crescita professionale.
Nel lavorare in gruppo diventa inevitabile gestire crisi o conflitti tra le persone che naturalmente possono generarsi. Conflitti e crisi sono da considerare come un momento di stallo, sul quale incidono diversi fattori scatenati.
I fattori scatenanti possono essere esterni, come, per esempio, quanto accaduto negli ultimi 15 anni per la scuola con la riduzione delle risorse disponibili; oppure altro fattore esterno sul quale i singoli docenti possono avere un’influenza può essere l’atteggiamento di un genitore, piuttosto che la difficoltà a gestire alcuni rapporti all’interno delle classi, la dimensione relazionale tra i colleghi o tra i colleghi e gli studenti.
Fondamentale è, allora, riuscire a gestire pienamente queste situazioni di crisi e questi conflitti inevitabili riuscendo a trasformare queste occasioni in opportunità di crescita. Per riuscirvi diventa fondamentale costruire dei punti relazionali cioè delle situazioni che riescano ad andare oltre la dimensione del conflitto, riescano a superare la contingenza della difficoltà e, soprattutto, non fossilizzino questa dimensione ma individuino gli aspetti che uniscono rispetto agli aspetti che distinguono e dividono.
Lo sforzo richiesto è un impegno notevole da parte di tutti i partecipanti al gruppo ma diventa un elemento di forte crescita che può garantire e rafforzare il gruppo nel lavoro e nella possibilità di continuare a crescere nella propria professionalità.
Un aspetto frequentemente richiamato in questi diversi passaggi è contenuto nel contratto collettivo del comparto scuola, sia nel testo del 2007/2009 che nel più recente del 2016/18. In essi, la dimensione collegiale e la necessità di lavorare in gruppo per garantire la proposta formativa di una scuola sono temi frequentemente richiamati, centrali nell’articolo 24 del recente contratto, dove si definisce la scuola una comunità educante.
Una comunità educante è una realtà caratterizzata da corresponsabilità condivisa da parte di tutti gli attori: dirigente scolastico, docenti, personale ATA, genitori, studenti e comunità di appartenenza. Tali figure sono accomunate dalla corresponsabilità di garantire un’offerta formativa rispondente alle esigenze del territorio, degli studenti, che garantisca il raggiungimento del successo formativo di ogni studente.
Diversi sono i passaggi di questo ultimo contratto della scuola che richiamano un saper lavorare in gruppo, dimensione fondamentale che la scuola non può trascurare e dalla quale non si può prescindere.
Il settore privato sta provando ad introdurre la partecipazione dei lavoratori alla vita dell’impresa: docenti e personale che lavora all’interno delle istituzioni scolastiche hanno già una partecipazione dei lavoratori alla vita dell’impresa che si manifesta in questi diversi organismi collegiali. La nostra esperienza può diventare un percorso interessante per un lavoro in sinergia che rianimi i nostri organismi di partecipazione ed aiuti i nuovi, nascenti nel privato, a creare gli anticorpi utili a superare formalismi e ritualità.
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