Il titolo richiama immediatamente alla memoria una frase ricorrente nella ricerca di lavoro: cercasi giovani con esperienza. Quest’ultima affermazione evidenzia tutti i propri limiti: ossimoro di giovani con esperienza; esclusione degli ultra cinquantenni, con esperienza ma non più giovani.
Vorrei, piuttosto, partire da un altro stimolo: i giovani con talento sono una risorsa.
Partendo da queste premesse ho cercato di analizzare il mercato del lavoro, il ruolo chiave dell’Istruzione e della Formazione, per arrivare ad avanzare alcune proposte di politica e politica scolastica, utili a cercare di superare lo squilibrio domanda/offerta di lavoro, lavoro/generazioni.
Il primo interessante contributo deriva dalle cosiddette CAREER MANAGEMENT SKILLS, ossia le capacità di gestione della carriera, esplicitate dalle Linee Guida x l’orientamento permanente del Miur (Nota 4232 del 19/02/2014). Da queste indicazioni deriva chiaramente come l’orientamento non possa riguardare solo la dimensione psicologica ed individuale della conoscenza del sé, ma anche la dimensione sociale e culturale, con riferimento alla comunità di appartenenza, all’identità sociale e professionale, alla memoria storica, ai valori condivisi e all’etica del lavoro.
Risulta, pertanto, necessario promuovere l’incontro tra le competenze che la scuola deve far acquisire e quelle richieste dal mercato del lavoro, locale ed internazionale.
Codesta situazione vedremo come diventi sempre più indispensabile DI FRONTE AI CAMBIAMENTI DEL MERCATO DEL LAVORO: prospettive/organizzazione/ spazio/tempo/… per i quali è fondamentale CURARE LO SVILUPPO CONSAPEVOLE DI UN SISTEMA DI COMPETENZE X ADATTARSI alle trasformazioni rapide e continue del lavoro e delle professioni, per adeguarsi ai mutamenti sociali ed ai cambiamenti di contesti relazionali. Il lavoratore di DOMANI deve essere PRONTO, anche più volte nella vita a CAMBIARE LAVORO E AMBIENTE LAVORATIVO, ad ADATTARSI ai diversi contesti professionali ed a organizzazioni produttive con dinamiche differenti.
Le Career Menagement Skills (CSM) definite da Commissione Europea sono le seguenti: EFFICACIA PERSONALE – GESTIRE RELAZIONI – INDIVIDUARE E ACCEDERE AD APPORTUNITA’ – CONCILIARE VITA, STUDIO, LAVORO – CONOSCERE LE PROFESSIONI (Progetto L.E.A.D.E.R. Learning And resource Making Resources – www.leader-project.eu).
Strumenti di grande efficacia per ottenere l’incontro tra Istruzione e Formazione e MONDO DEL LAVORO sono l’Alternanza Scuola Lavoro e l’Apprendistato.
Ciò che li contraddistingue è un modello didattico non a due tempi (prima studio, poi lavoro) ma un SISTEMA DUALE (contemporaneità – influenza reciproca – circolarità).
L’ASL è regolamentata da D. Lgsl 77/2005 attuativo della L.53/2003 Art. 4 ma è stata resa obbligatoria nel triennio della scuola secondaria di secondo grado attraverso la L. 107/2015 e dal successivo D.LGS. 61/2017 (revisione percorsi IeFP).
Nel contesto bresciano le esperienze di stage ante obbligo ASL si caratterizzavano per la messa in atto da parte di aziende con un numero di dipendenti inferiori a nove e per una funzione soprattutto di selezione/formazione/assunzione; i numeri attuali ne ricoprono una funzione prevalentemente orientativa (A.S. 2015/2017 c/a 1milione e mezzo di studenti/esse a livello nazionale e oltre 3milioni di ore necessarie a livello bresciano).
L’efficacia di tali metodologia didattica diviene funzionale a far fronte ad ABBANDONO SCOLASTICO (maschi 20,2% Italia/ 13,6% media europea), al FENOMENO NEET (Not in Education, Employment or training) ancora primato italiano rispetto all’Europa.
Tuttavia, la prima fase di ASL ha mostrato tutti i propri limiti e ne emerge la necessità per scuola ed aziende di ideare, progettare, gestire, monitorare, valutare insieme ogni fase, superando IMPROVVISAZIONE, BUROCRAZIA e la logica di SUPREMAZIA (scuola nello stendere progetto educativo/ azienda nel pretendere competenze solo tecniche).
Per la promozione di questo strumento e dell’apprendistato andrebbero costantemente rinnovati gli incentivi per le aziende, così come quelle previste anche dalla recente Finanziaria 2018.
L’orizzonte entro cui predisporre queste convenzioni per ASL necessità di concretezza e grande capacità di lettura del contesto. Nello specifico il quadro attuale, come si evince dal contributo Lavoro Precario, dell’Università di Trento, nel 2014 si caratterizza per alcune aspetti specifici:
- trasformazione oggi evidente nei connessi processi di automazione, in quella che va profilandosi come la rivoluzione digitale di piattaforme tecnologiche, Big Data, Internet of Things e intelligenza artificiale;
- un processo di radicale mutamento del rapporto tra forme di vita e ruolo del lavoro nel percorso esistenziale, descritto dalla narrativa sociologica sulle forme del lavoro post-fordiste, precarie, intermittenti, flessibili, temporanee e anche dei cosiddetti lavoratori autonomi di seconda e terza generazione;
- effetti della cosiddetta quarta rivoluzione industriale: la capacità relazionale, comunicativa, di cura, cognitivo-intellettuale e di reciproco scambio di informazioni e conoscenze, sia nella ricerca, che nello svolgimento di un lavoro, in cui spesso diviene fondamentale la componente “immateriale”.
Analizzando maggiormente nel dettaglio l’INDUSTRIA 4.0 e lo SMART WORKING ne emergono inevitabili ricadute sui parametri di SPAZIO e TEMPO NELL’ERA DEL DIGITALE (Nozioni di AMBIENTE di lavoro e di TEMPO di lavoro). Per essere preparati a questo nuovo orizzonte diviene necessario acquisire consapevolezza che questa rivoluzione sociale ed economica TRASFORMA IL LAVORO, NON LO FA SCOMPARIRE (come ogni rivoluzione: 1794 macchina a vapore, 1870 fabbrica, 1940 informatica, 2013 quarta rivoluzione industriale in Germania). Per essere preparati ad affrontarlo diviene, allora, necessario un ECOSTISTEMA 4.0.
Entro tale contesto divengono fondamentali ed irrinunciabili le SOFT SKILLS, che si mettono proprio in gioco e si stimolano durante l’ASL. Diverse dalle Hard Skills (competenze tecniche), riguardano la capacità comunicativa (non verbale – paraverbale – verbale), le emozioni, l’autoconsapevolezza, la capacità di ascolto, l’essere efficaci, accogliere le critiche, sapere lavorare in gruppo,…
L’Istruzione e la Formazione devono , allora, rivedere la propria didattica mettendo al centro il tema della COMPETENZA.
Il concetto ha attraversato un’evoluzione, passando dalla lettura comportamentista [saper fare visibile – performance (Tyler, Blume 1949)] al riconoscimento della stessa come disposizione interna astratta (LeBoterf 1994) mobilizzando saper e saper fare, fino al recupero stadi di Piaget (orchestrazione dei propri schemi d’azione per predisporre una soluzione, richiamando lo schema mentale fino a che diventa un habitus).
Oggi, purtroppo, è presente ancora nella scuola la tendenza ad utilizzare una didattica trasmissiva ed a verificare la risposta VERIDITTIVA e non ADATTIVA. In realtà la competenza favorirebbe l’attenzione a diverse dimensioni: OGGETTIVA – SOGGETTIVA – INTERSOGGETTIVA.
La prospettiva di una didattica per competenze, che propone il confronto con compiti esperti o compiti di realtà, secondo la prospettiva pedagogica ideata e prospettata dal Prof. Piercesare Rivoltella, consente di arrivare anche alla cosiddetta dimensione di CERTIFICAZIONE delle COMPETENZE.
Questa prospettiva non potrebbe contribuire per superare un annoso problema del nostro Paese: il superamento del valore legale titolo di studio?!
La Scuola può avvalersi di un interessante spazio d’azione che ricalca alcune condizioni interessanti al superamento del mismatch lavoro/generazioni: l’AUTONOMIA DELLE ISTITUZIONI SCOLASTICHE (DPR 275/99) didattica, organizzativa, di ricerca, sperimentazione e sviluppo.
La stessa è stata considerata una vera e propria RIVOLUZIONE COPERNICANA: da piramide MPI – Scuole a rete MIUR – USR – Scuole – Conferenza Stato Regioni.
I passaggi interessanti della norma sono i seguenti:
- 3 (Piano dell’offerta formativa) 1. Ogni istituzione scolastica predispone, con la partecipazione di tutte le sue componenti, il Piano dell’offerta formativa. Il Piano è il documento fondamentale costitutivo dell’identità culturale e progettuale delle istituzioni scolastiche ed esplicita la progettazione curricolare, extracurricolare, educativa ed organizzativa che le singole scuole adottano nell’ambito della loro autonomia.
- Il Piano dell’offerta formativa è coerente con gli obiettivi generali ed educativi dei diversi tipi e indirizzi di studi determinati a livello nazionale a norma dell’articolo 8 e riflette le esigenze del contesto culturale, sociale ed economico della realtà locale, tenendo conto della programmazione territoriale dell’offerta formativa. Esso comprende e riconosce le diverse opzioni metodologiche, anche di gruppi minoritari, e valorizza le corrispondenti professionalità.
- 4 (Autonomia didattica) 1. Le istituzioni scolastiche, nel rispetto della libertà di insegnamento, della libertà di scelta educativa delle famiglie e delle finalità generali del sistema, a norma dell’articolo 8 concretizzano gli obiettivi nazionali in percorsi formativi funzionali alla realizzazione del diritto ad apprendere e alla crescita educativa di tutti gli alunni, riconoscono e valorizzano le diversità, promuovono le potenzialità di ciascuno adottando tutte le iniziative utili al raggiungimento del successo formativo.
Quel successo formativo è condizione indispensabile per favorire il matching, l’incontro tra impresa e lavoratore, che imparano in questo modo a capirsi ed a costruire un rapporto.
Di fondamentale importanze è rendere codesta autonomia ESIGIBILE al fine di CALARE le istituzioni scolastiche e formative NEL CONTESTO SOCIALE, ECONOMICO, CULTURALE,…
Infine, un ultimo spunto: la necessità di una riforma del sistema previdenziale ed assistenziale che sia realmente in ottica intergenerazionale, per non cristallizzare un sistema, bloccando il tour over.
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