La sesta competenza che Philippe Perrenoud elenca come una delle dieci competenze per insegnare è partecipare alla gestione della scuola.
Gli argomenti trattati nell’analizzare la presente competenza sono i seguenti:
Naturalmente incidono in maniera determinante sull’esercizio di tale competenza gli elementi di contesto, quali scelte politiche calate dall’alto, la forte burocratizzazione nella gestione, l’apparente riconoscimento di autonomia, elementi legati all’organizzazione più vasta della scuola; quindi, mi riferisco a situazioni che dipendono anche dalle scelte politiche governative di turno. Se pensiamo alla situazione delle istituzioni scolastiche nel nostro Paese, non possiamo trascurare la burocrazia che appesantisce il lavoro della pubblica amministrazione ed in particolare della scuola, le tante riforme calate dall’alto che, in particolare negli ultimi due decenni, non hanno visto pienamente partecipi coloro che queste riforme quelle devono viverle e mettere in pratica. Oppure, un altro elemento che incide in maniera determinante è la consistente presenza di precari che ogni anno devono cambiare sede e che quindi comporta una continua variazione nella composizione degli organismi partecipativi. Ne consegue che sia necessario per ogni istituzione scolastica puntare sulla presenza attiva di tutte queste componenti e sulla partecipazione di tutti gli attori della scuola al fine di costruire un curricolo reale, finalizzato a garantire il successo formativo di ogni studente e di ogni studentessa, di ogni alunno e di ogni alunna.
Elaborare e negoziare un progetto d’istituto
Perrenoud definisce come primo punto elaborare e negoziare un progetto d’istituto: viene immediatamente in mente il Regolamento dell’Autonomia delle istituzioni scolastiche, il DPR n. 275 del 1999, che precisa come ogni istituzione scolastica con la partecipazione di tutte le componenti elabora un piano dell’offerta formativa che, a partire dal 2015 con la legge della Buona Scuola, è diventato Piano Triennale dell’Offerta Formativa (PTOF).
Tale piano dell’offerta formativa deve contenere tutte le scelte che l’istituzione scolastica deve mettere in cantiere, didattiche, organizzative e anche di carattere formativo rivolto al proprio personale. Rientrano, inoltre, tra le competenze degli organi collegiali i lavori volti alla stesura del Rav, il Rapporto di Autovalutazione, del PdM, il Piano di Miglioramento e del Bilancio Sociale, che sono passaggi fondamentali entrati ufficialmente in vigore con l’istituzione del sistema nazionale valutazione.
L’introduzione della valutazione di istituto può essere elemento di progettualità molto significativo ed importante per le scelte di una scuola, essendo anche le diverse fasi citate collegate tra loro in una circolarità virtuosa. Infatti, attraverso il rapporto di autovalutazione ogni istituzione scolastica coglie punti di forza e di debolezza e mette in cantiere un piano di miglioramento che faccia leva sui punti di forza e migliori gli aspetti di debolezza. Attraverso il piano di miglioramento vengono messe in cantiere delle scelte che rientrano nell’offerta formativa delle istituzione scolastica e questi aspetti devono diventare poi patrimonio di condivisione attraverso la rendicontazione del bilancio sociale.
Per prevedere un’autentica realizzazione di questo circolo virtuoso descritto vanno coinvolti tutti gli attori dell’istituzione scolastica, dal dirigente scolastico ai docenti, ai genitori, agli studenti ed al personale ATA, dal contesto territoriale all’interno del quale ogni istituzione scolastica è inserita.
Gestire le risorse della scuola
Partendo di gestione delle risorse della scuola vengono in mente alcuni importanti riferimenti legislativi in vigore dal riconoscimento dell’autonomia funzionale alle istituzioni scolastiche; il Regolamento dell’Autonomia contabile delle istituzioni scolastiche, decreto interministeriale n. 44 del 2001 e le successive modifiche dello stesso introdotte con il decreto legislativo n. 129 del 2018: In essi si spiega come debba essere approvato il piano annuale di un’istituzione scolastica, quali siano gli attori da coinvolgere, ossia il consiglio d’istituto e la giunta esecutiva, quali risorse per la scuola,… In tema di risorse e di loro gestione va, poi, ricordato, il fondo dell’istituzione scolastica, destinato al personale in servizio nell’istituzione scolastica ed oggetto di contrattazione d’istituto, che ne definisce i criteri di ripartizione attraverso la trattativa tra il dirigente scolastico, in rappresentanza dell’amministrazione, e i rappresentanti sindacali, RSU o RSA territoriali, in rappresentanza dei lavoratori. Anche questo è un passaggio fondamentale nella partecipazione alla gestione della scuola.
Attraverso il processo di decentramento che ha coinvolto anche le istituzioni scolastiche dal 1999 in poi, sono stati conferiti da parte dello Stato una serie di funzioni e di compiti alle Regioni, alle Province ed agli Enti Locali. Quindi, è chiaro che nella partecipazione alla gestione della scuola ci deve essere anche piena consapevolezza di quanto è stato prescritto attraverso il decreto legislativo n. 112 del 1998.
Coordinare e animare una scuola con tutti gli interlocutori
Ulteriore tema approfondito da Philippe Perrenoud è coordinare e animare una scuola con tutti gli interlocutori. Quindi vanno coinvolti tutti gli attori della scuola. Questo richiama immediatamente alla memoria il ruolo degli organi collegiali, cioè di quegli organismi partecipativi che sono specifici della scuola e che sono il consiglio di classe, di interclasse di intersezione, il collegio docenti, il consiglio d’istituto e la giunta esecutiva. Questi organismi che sono il cuore pulsante delle scelte della scuola, per questo ciascuno deve conoscere come funziona ogni organismo, quali ne siano i compiti specifici. Il dettaglio di composizione, ruolo e funzioni si trova nel Testo Unico delle norme della scuola, il il decreto legislativo n. 297 del 1994, che ha raccolto tutte le norme della scuola aggiornate fino al 1994. In esso è stato raccolto quanto introdotto con i decreti delegati del 1974, occasione con la quale sono stati introdotti questi organismi partecipativi, in un clima di grande entusiasmo culturale.
Altro testo molto importante che richiama il protagonismo e la partecipazione nello specifico degli studenti è lo Statuto degli studenti e delle studentesse, il DPR n. 249 del 1998. In tale testo si attribuisce un ruolo di primaria importanza e di partecipazione agli studenti, coinvolti nel operare scelte ed avere quindi un ruolo di protagonismo all’interno dell’istituzione scolastica che si frequenta.
Altro concetto fondamentale che si richiama parlando della partecipazione alla gestione della scuola è il principio della comunità educante, principio che risale all’entusiasmo partecipativo degli anni ‘70 ma che è stato di recente rispolverato grazie al rinnovo contrattuale del comparto scuola del 2016/18. Infatti, all’interno dell’articolo 24 del CCNL citato, si spiega chiaramente come la scuola possa essere definita una comunità educante, una realtà all’interno della quale i diversi attori che vivono, frequentano, partecipano alla vita della scuola devono essere considerati protagonisti nelle scelte dell’istituzione scolastica medesima. Quindi, direi essere un tema di grandissima attualità perché dimostra una piena volontà di rendere possibile e reale questa partecipazione alla gestione delle istituzioni scolastiche.
Organizzare e far evolvere in seno alla scuola la partecipazione degli alunni
Infine, un’importante occasione in particolare coinvolgimento degli studenti viene offerta dalla recente Legge n. 92 del 2019, che ha reintrodotto l’insegnamento di educazione civica. Anche le recenti Linee Guida del 2020 per tale reintroduzione offrono un’importante occasione perché stimolare la partecipazione consapevole alla vita della scuola, centrando l’attenzione sul concetto di cittadinanza. Infatti, uno dei temi centrali che le linee guida mettono in cantiere è proprio quello di fare in modo di formare gli studenti al loro ruolo di cittadini attivi. Provare a sperimentare la partecipazione attraverso la reintroduzione della disciplina di educazione civica può offrire un’occasione importante di partecipazione prima come studenti ma in secondo luogo ma come cittadini di domani.
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