Diamo i numeri
I numeri parlano chiaro: 155.000 posti vacanti coperti da personale supplente.
Nonostante le riforme e controriforme degli ultimi quindici anni, siamo nuovamente di fronte al problema del precariato. Come mai? Cosa non ha funzionato? Quali possibili soluzioni?
Assumere i reali precari
Uno dei motivi fondamentali per i quali gli interventi di riforma non hanno trovato una concreta soluzione al problema del precariato è non avere adeguatamente indagato chi sono i reali precari. Molte riforme hanno, infatti, assunto tanti insegnanti senza verificare la loro storia professionale. Un esempio: la recente Legge della Buona Scuola del 2015 ha attuato un piano straordinario di assunzioni immettendo, però, in ruolo molti docenti inseriti da molto tempo nella graduatoria ad esaurimento ma ormai impegnati in altre esperienze professionali. Tutti quei docenti inseriti nella terza fascia delle graduatorie d’istituto, privi di abilitazione in quanto i percorsi per conseguirla sono bloccati ormai da diversi anni, sono rimasti a tempo determinato e, per alcune classi di concorso, vi sono docenti con diversi anni di precariato alle spalle.
Inoltre, in diversi interventi di riforma ci si dimentica che la scuola autonoma dal primo settembre 2000 deve vedere stabilizzati i diversi profili professionali senza i quali la scuola non può andare avanti. Va, pertanto, considerato sì il personale docente, ma anche il personale amministrativo, tecnico ed ausiliario, la cui situazione nelle scuole è a livello emergenziale.
Dal 2000 in poi, con il riconoscimento dell’autonomia alle istituzioni scolastiche, le incombenze prima gestite dagli uffici periferici dei Ministeri sono state progressivamente attribuite alle scuole, senza una rispondente attribuzione di personale e di formazione, per rendere efficiente ed efficace il funzionamento di tale settore amministrativo.
Soluzioni?
Il problema non ha una soluzione facile, rapida ed a costo zero.
Infatti, il piano da affrontare deve tenere conto di tre punti fondamentali:
- Analisi del contingente a copertura dei reali posti vacanti;
- Percorso stabile di formazione iniziale;
- Piano pluriennale di reclutamento.
Contingente posti vacanti
Innanzi tutto, per capire quale sia il fabbisogno di personale, si rende necessario un piano puntuale da parte dei Ministero dell’Istruzione e dell’Economia e Finanza, per ricostruire di anno in anno il quadro dei posti liberi e vacanti, considerando anche l’andamento di composizione delle classi.
I posti della scuola sono, infatti, articolati in organico di diritto ed organico di fatto: il primo è disponibile al 31 Agosto ed utilizzabile per mobilità ed assunzioni; il secondo è libero al 30 Giugno e, pertanto, autorizzabile di anno in anno. Ne va da sé che su quest’ultimo è impossibile effettuare immissioni in ruolo.
Ricostruendo un piano pluriennale dei posti generati dalle iscrizioni e dai pensionamenti, si potrebbe creare un piano strutturale di assunzioni che garantisca stabilità di personale e continuità didattica.
Formazione iniziale
Per rispondere, però, alla necessità di coprire i posti vacanti sopra citati, è indispensabile mettere in condizione il personale di abilitarsi all’insegnamento.
In questa fase, il progetto in questione dovrebbe tener conto di coloro che già insegnano e di coloro che ancora studiano, onde evitare di creare un buco generazionale o non riuscire a rispondere adeguatamente al fabbisogno di personale.
Per coloro che già insegnano, si potrebbero attivare percorsi abilitanti finalizzato a sistematizzare l’esperienza professionale maturata sul campo.
Per coloro che ancora studiano, si potrebbe prevedere la possibilità di affrontare esami specifici sugli aspetti di natura metodologico didattica legati alla professione docente, consentendo a chi desidera anche essere abilitato all’insegnamento di arricchire il proprio piano di studi.
In questo modo si troverebbe soluzione alla situazione di tanti precari, ricchi di esperienza dovuta agli anni di supplenza ma privi di una documentazione che li certifichi in termini abilitativi. Nello stesso tempo, si consente a chi ancora studia, di ipotizzare una carriera nella scuola con tutti i requisiti, teorici e pratici, previsti per accedere alla professione docente.
Reclutamento
Tema forse più spinoso dei tre.
Concorsi periodici? Percorsi non selettivo per chi ha già esperienza? Anno di prova solo dopo il ruolo?…
Anche in questo caso va prospettata una soluzione che tenga in debito conto il titolo posseduto con la preparazione professionale. Pertanto, la selezione del personale della scuola, può anche non passare attraverso un concorso selettivo in termini classici, ossia composto da test, prova scritta e prova orale. Potrebbe, invece, consistere in un reale periodo di prova condotto sul campo già in occasione delle prime supplenze. In questo modo il docente o il personale amministrativo, tecnico ed ausiliario verrebbe realmente affiancato da un tutor e sottoposto ad una valutazione relativa alle proprie competenze professionali.
Troppo spesso, infatti, il non superamento dell’anno o del periodo di prova, non viene affrontato perché sopraggiunto ad una età avanzata con molto anni di precariato alle spalle.
Se una persona venisse, invece, aiutata ed orientata già alle prime esperienze professionali verrebbe correttamente indirizzata nel valorizzare i propri punti di forza e sistemare i propri punti di debolezza per trasformare i primi in opportunità ed evitare che i secondi si trasformino in rischi.
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