Il D.P.R. n. 263/2012 ha istituito i cosiddetti CPIA, Centri Provinciali di Istruzione per gli Adulti, cercando di riorganizzare gli ex centri EDA (Educazione Degli Adulti) e i corsi serali incardinati nella scuola secondaria di secondo grado.

Ogni CPIA, come ogni istituzione scolastica, è dotato di autonomia funzionale con tutto ciò che ne deriva dal punto di vista didattico, organizzato, di ricerca, sperimentazione e sviluppo.

I centri sono articolati in reti territoriali di servizio, strutturati sui seguenti tre livelli:

  1. percorsi di istruzione di primo livello;
  2. percorsi di istruzione di secondo livello;
  3. percorsi di alfabetizzazione e di apprendimento della lingua italiana.

Vi è, poi, un ulteriore ambito di azione dei CPIA che tenta di sfruttare lo spazio di ricerca, sperimentazione e sviluppo.

Lo sfruttamento di questa area di azione può aiutare nella lettura dei fabbisogni formativi del territorio di riferimento, per cercare di costruire risposte. In questo senso, l’azione formativa può essere volta a mettere in cantiere progetti rispondenti alle necessità dei contesti sociali e di lavoro.

Perché, allora, non coinvolgere attivamente i CPIA per realizzare iniziative di politica attiva del lavoro?

Ogni territorio ha necessità specifiche di supporto dei lavoratori e delle lavoratrici senza lavoro, in cerca di nuova occupazione o bisognosi di percorsi di riconversione professionale: perché non coinvolgere attivamente le professionalità di tale settore?

A seguito della trasformazione del lavoro con l’introduzione delle nuove tecnologie e con l’avvento dell’industria 4.0, molti contesti lavorativi hanno incontrato la necessità di riorganizzarsi e di supportare il proprio personale con percorsi di riconversione professionale.

Il personale dei CPIA ha le competenze e la professionalità adeguate ad analizzare tali fabbisogni ed a costruire percorsi in continuità con il contesto e le realtà, istituzionali o private, operanti sul territorio.

La necessità di rivedere le azioni di politiche attive, accanto alle politiche passive di sussidio per chi perde il lavoro, non è più rinviabile.

In un progetto di revisione in tal senso, i CPIA potrebbero avere un ruolo di protagonismo, insieme ai centri di formazione professionale.