La scuola al centro del Paese: questo lo slogan con cui è stato avviato un confronto sulla scuola con le organizzazioni sindacali.

Il testo, sottoscritto il 20 Maggio 2021, è partito dalla consapevolezza che il futuro dell’Italia sarà nelle mani dei giovani che oggi frequentano le nostre scuole.

In questo orizzonte di senso si prevede nel Patto che le risorse europee rappresentino un’occasione per rilanciare la centralità della scuola nel nostro Paese.

Per riuscirvi è indispensabile e non più rinviabile affrontare alcuni punti nevralgici:

  • Rivedere la formazione iniziale ed il reclutamento per lavorare nella scuola;
  • Promuovere la formazione e l’aggiornamento;
  • Valorizzare la professionalità di chi lavora nella scuola;
  • Investire in efficaci politiche salariali come enunciato negli impegni anche del Patto per l’innovazione del lavoro pubblico;
  • Snellire la burocrazia che attanaglia il settore pubblico e la scuola;
  • Garantire pieno compimento alla riforma costituzionale dell’autonomia scolastica, entrata in vigore nel 2000 e rallentata da molti fattori;
  • Dare centralità ad una formazione che aiuti studenti e studentesse ad essere preparati ad affrontare realtà complesse e in continua rapida trasformazione;
  • Garantire la sicurezza degli ambienti scolastici;
  • Rafforzare l’offerta formativa in raccordo con il territorio per contrastare abbandoni e dispersione;
  • Armonizzare e semplificare il ginepraio di norme riguardanti la scuola attraverso la redazione di un nuovo Testo Unico rivisto e aggiornato;
  • Ridurre il numero degli alunni per classe.

Mentre avveniva la sottoscrizione di tale Patto, il Governo stava già elaborando un decreto legge, il cosiddetto decreto Sostegni bis. Trattandosi di decreto legge, che, pertanto, è dettato da motivi di necessità ed urgenza, entra immediatamente in vigore ma ha carattere provvisorio fino alla conversione in legge, che deve avvenire entro 60 giorni.

Innanzi tutto, mi permetto di evidenziare che su alcuni temi, dato l’impegno assunto con il Patto sopracitato, andavano previsti passaggi propedeutici con la rappresentanza dei lavoratori e delle lavoratrici della scuola, anche solo per pianificare soluzioni collettive di lungo respiro, che evitino di mettere solo una pezza temporanea al problema senza analizzarlo e risolverlo in prospettiva.

Un esempio significativo in questo senso è la soluzione all’enorme numero di precari che nell’anno scolastico 2020/21 hanno toccato le 200.000 unità.

Nel decreto Sostegni bis si pianificano alcune soluzioni d’urgenza per l’ordinato avvio dell’anno scolastico 2021/22.

La fretta del piano è chiaro che mette nuovamente una pezza ma non affronta in maniera organica e strutturale la questione precariato.

Inoltre, molto grave è il fatto che non ci sia più la possibilità di partecipare ad un concorso nella scuola a fronte di un esito negativo.

A parte la validità di una prova scritta per verificare la reale capacità di insegnamento, tema sul quale si potrebbero proporre molte riflessioni ma non è questa la sede: mi riserverò di farlo in altra occasione! la questione veramente grave è capire l’intento con cui è stato inserito tale comma: perché un docente non supera il concorso ma prosegue nel suo destino da precario a insegnare? Infatti, buona parte dei concorrenti ha già garantito da anni la realizzazione dell’offerta formativa della scuola ed è stato lasciato nella situazione di precariato.

Ritengo che chi non abbia le competenze per insegnare sia accompagnato con tutoraggio ed orientamento e solo di fronte all’assoluta impossibilità di superare il periodo di prova venga escluso da tale profilo professionale. Pertanto, la strada per un accompagnamento alla professione docente non è però quella ipotizzata dal decreto Sostegni bis.

Altro passaggio molto grave del Decreto in questione ritengo sia  l’articolo 58 comma 1 lettera c che interviene per legge a modificare un passaggio contrattuale volto ad organizzare l’attività delle scuole dal primo settembre all’inizio delle lezioni. Se intenzione del Governo è affrontare il tema dell’orario di servizio e delle attività funzionali alla docenza, avvii il tavolo di rinnovo contrattuale, scaduto già alla fine del 2018. Inoltre, è da sottolineare che molte scelte che avranno efficacia dal primo settembre sono già state effettuate dalle scuole sulla base di regole diverse.

Appena sottoscritto un impegno che rimette al centro la contrattazione integrativa nel settore pubblico, mi sembra molto scorretto intervenire su un tema contrattuale per legge.

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Per capire quale sarà il testo definitivo convertito in legge del decreto Sostegni bis e se le azioni di protesta e di proposta messe in campo produrranno gli effetti sperati, dobbiamo attendere la discussione in corso, che deve terminare necessariamente entro l’ultima settimana di Giugno, termine dei 60 giorni utili.

Approfondiremo gli sviluppi in una prossima newsletter, non appena ci saranno novità.