Un problema che preoccupa enormemente la scuola è l’elevato grado di dispersione che si continua a registrare, soprattutto, man mano che ci si approccia alla secondaria.

Il lockdown, prima, ed i successivi due anni scolastici ancora travolti dalla pandemia non hanno aiutato ma ancora di più aggravato una situazione già pesante.

Si sente da più parti sottolineare la responsabilità della scuola per riuscire a recuperare il disagio che si nasconde dietro tale fenomeno e quello dei cosiddetti NEET (Not in Education, Employment or Training), incastrati in un limbo privo di prospettive.

La domanda sorge, però, spontanea: come si può pensare che la scuola possa riuscire da sola a fare fronte a tale situazione?

Tali disagi sono lo specchio di una società in cui le principali agenzie educative, tra cui, in primis, la famiglia sono andate in crisi e faticato a esercitare il proprio ruolo con autorevolezza ed efficacia.

Sono venute anche meno molte realtà che, spesso, facevano da paracadute alla difficoltà delle famiglie: associazioni, realtà sportive non agonistiche, oratori, volontariato,…

Come si può pensare che la scuola riesca senza una rete di partners a far fronte a tali disagi?

Forse, è il caso di progettare dei patti di comunità che coinvolgano tutte le realtà di un territorio interessate e desiderose di impegnarsi a supporto dei più giovani, disorientati e dispersi.

Abbiamo già esempi interessanti in questo senso che hanno davvero creato una rete per analizzare i bisogni, progettare interventi in sinergia, prevenire possibili situazioni a rischio,…

Se la scuola è, insieme, alle altre realtà del territorio coprotagonista nella realizzazione di patti di comunità può contribuire ad affrontare in modo efficace i fenomeni di disagio e favorire una incisiva lotta alla dispersione.

Se la società in genere demanda esclusivamente alla scuola il compito di gestire e di far fronte a tali complesse situazioni, senza rendersi conto che la responsabilità deve, invece, essere diffusa e condivisa, non si riuscirà a progettare interventi efficaci e significativi.

Ognuno, in base ai ruoli ricoperti, deve necessariamente fare la propria parte e non caricare ancora la scuola di una responsabilità esclusiva.