Anche l’anno scolastico 2021/22 sta per concludersi.

Abbiamo vissuto il terzo anno scolastico travolto dalla pandemia: quarantene, bolle, DAD, modifica esami di Stato, mascherine sì o no, igienizzazione, organico covid,…

Questi sono aspetti organizzativi e gestionali che hanno anche inciso sulla serena quotidianità scolastica.

Non possiamo sapere quale sarà la situazione alla ripresa del prossimo anno. Come ho già avuto modo di sottolineare una cosa è certa: la scuola ha dimostrato grande flessibilità, senso di responsabilità, capacità di riorganizzarsi, desiderio di affrontare tutto per garantire agli studenti ed alle studentesse una sorta di “normalità”.

Per il nuovo anno scolastico ci aspetta un appuntamento determinante ed atteso: il rinnovo del CCNL scuola.

Non possiamo più permetterci di avere un altro “contratto ponte” in attesa di rinnovi successivi.

La pandemia ha portato a galla ed enfatizzato problemi che la scuola vive e registra da tempo: precariato cronico, necessità di un nuovo e serio sistema di formazione iniziale e reclutamento per tutte le figure professionali della scuola, eccessivo quotidiano lavoro sommerso, intervento legislativi che hanno modificato ed appesantito il lavoro senza l’adeguato riconoscimento, livelli elevati di dispersione, necessità di una adeguata preparazione professionale,…

Alcune delle questioni evidenziate possono essere affrontate e risolte proprio grazie ad un contratto adeguato, che dia il giusto riconoscimento professionale e sociale a chi lavora nella scuola.

La parte economica è, sicuramente, determinante ma anche molte altre questioni hanno una certa priorità:

  • L’orario di servizio e l’emersione del lavoro sommerso. So che trattasi di un tema spinoso che può aprire anche la breccia a confronti accesi tra ordini di scuola e carichi di lavoro tra le diverse discipline. Dobbiamo, però, avere la maturità professionale per saperli affrontare con obiettività e buon senso, per evitare che vengano modificati per legge, come ha già tentato di fare il Ministro con il DL 36.
  • Formazione. Indispensabile passare da diritto/dovere ad un impegno professionale, riconosciuto, qualificato e retribuito.
  • Il tema del precariato cronico non può essere risolto per contratto. Tuttavia, se non si stabilizza e vengono mantenute percentuali elevate di personale a tempo determinato con incarico annuale, il contratto deve equiparare i trattamenti economici e normativi a quelli del personale a tempo indeterminato. Infatti, gli incaricati annuali garantiscono, insieme al personale di ruolo, la realizzazione dell’offerta formativa.
  • Togliere l’indebita e scandalosa trattenuta su RPD (Retribuzione Professionale Docente) e CIA (Compenso Individuale Accessorio) nei primi 10 giorni di assenza per malattia. Si tratta di un riconoscimento accessorio sul quale la mannaia del Ministro Brunetta con la cosiddetta “lotta ai fannulloni” è intervenuta per legge. L’unico risultato prodotto è stato avere tassato l’assenza per malattia, riconosciuta come diritto costituzionalmente garantito e non avere ottenuto alcun risultato rispetto al suo progetto. Una possibile soluzione? Riportare RPD e CIA nello stipendio tabellare: la trattenuta decadrebbe in automatico in quanto non più compensi accessori.
  • La contrattazione. Sono necessari tempi e risorse certe, sia economiche che di organico, per la contrattazione e l’attivazione di strumenti efficaci per l’esigibilità della stessa.
  • Organico. Il tema è oggetto di contrattazione a livello nazionale. Va garantito alle istituzioni scolastiche un organico adeguato alle esigenze di complessità e di realizzazione dell’offerta formativa per tutte le figure professionali. Non possiamo avere scuole enormi ed articolate su più sedi con un numero esiguo di collaboratori scolastici. Non possiamo più avere segreterie prive di personale qualificato e non sostituibile in caso di assenza. Non possiamo più aspettare per trovare soluzione al problematiche delle cosiddette classi pollaio. La personalizzazione dell’intervento didattico prevista per garantire l’inclusione e l’opportunità di successo formativo a tutti gli studenti, compresi diversamente abili, BES e DSA, rende veramente faticoso la gestione di classi con numeri elevatissimi di studenti.

Ho analizzato solo i problemi che ritengo prioritari e irrinunciabili. Il contratto, per gli spazi che li competono, può essere una importante opportunità per restituire alla scuola dignità, riconoscimento sociale e mettere in condizione di realizzare quel ruolo culturale e sociale di vitale importanza per il futuro e la crescita del Paese.

Anche il Governo deve capire di non perdere questa opportunità e limitarsi all’ennesimo contratto ponte, rinviando semplicemente responsabilità e scelte ai Governi successivi.

La scuola non può permetterselo ed ha il diritto di vedere un serio atto di rispetto, rinviato per troppi anni!