Il decreto legislativo 65, approvato il 13 Aprile 2017, ha posto le basi per cercare di integrare fra loro i sistemi inerenti l’offerta formativa e di servizi rivolta ai bambini ed alle bambine di età compresa tra gli 0 ed i 3 anni ed i 3 e 6 anni.
Il Decreto in questione ha avuto necessità di ulteriori atti normativi ed ha avviato il processo per la fornitura di alcuni finanziamenti che, poi, vedremo nel dettaglio.
Nello specifico, sono stati deliberati il Piano di azione nazionale pluriennale per la promozione del sistema integrato di educazione dei servizi di educazione e istruzione per le bambine e i bambini dalla nascita sino a sei anni da parte del Consiglio dei Ministri, il giorno 11 dicembre 2017, in linea con l’articolo 8 del D.Lgs. n. 65 ed il Decreto Miur 687 del 26 Ottobre 2018, contenente i criteri e le modalità di riparto dei finanziamenti tra le Regioni per l’annualità 2018.
Indubbiamente, la sfida interessante sta nel tentativo di far integrare tra loro due realtà molto diverse come origine, storia, tipologia di offerta educativa e formativa, organizzazione, inquadramento giuridico e contrattuale.
Il decreto 65 esplicita tra le proprie finalità la promozione della continuità del percorso educativo e scolastico, con particolare riferimento al primo ciclo di istruzione, l’impegno a ridurre gli svantaggi culturali, sociali e relazionali ed a favorire l’inclusione, il sostegno della primaria funzione educativa delle famiglie, anche con organismi di rappresentanza, la conciliazione vita/lavoro.
Nell’offerta oggi esistente per tale fascia di età esistono i nidi e micronidi, le sezioni primavera, le scuole d’infanzia, tutti opportunità organizzate dalla realtà statale, comunale e del sistema pubblico integrato con le scuole paritarie.
Il decreto fornisce, inoltre, un ‘attenta disanima dei compiti e delle funzioni dello Stato, delle Regioni e degli Enti Locali, rispettivamente agli articoli 5, 6 e 7.
Analizzando il primo anno di vigenza, sembra che molto poco sia stato realizzato sulla formazione e sulla reale promozione e sul consolidamento di una integrazione tra i due sistemi. Sono state sì investite risorse ma in particolare a parziale copertura dei costi di gestione per l’abbattimento delle rette per i servizi educativi della prima infanzia e per le scuole non statali, come stabilizzazione graduale delle sezioni primavera, tendenzialmente aggregate alle scuole dell’infanzia statali o paritarie, come parziale copertura dei costi di gestione e l’ampliamento della rete dei servizi per le scuole non statali.
Interessate è analizzare quanto di contenuto tra gli obiettivi del decreto è, per ora restato sella carta: l’istituzione di Poli per l’infanzia e l’insediamento di una commissione preso il Miur per il sistema integrato di educazione e istruzione.
I Poli per l’infanzia sono stati previsti all’art. 3 del decreto 65 con lo specifico compito di accogliere un unico plesso o in edifici vicini, più strutture di educazione e di istruzione per bambine e bambini fino a sei anni di età nel quadro di uno stesso percorso educativo, in considerazione dell’età e nel rispetto dei tempi e degli stili di apprendimento di ciascuno. Gli stessi sono da considerarsi come laboratori permanenti di ricerca, innovazione, partecipazione e apertura al territorio.
L’altro tema, la commissione, prevista all’art. 10 del medesimo decreto, doveva essere istituita entro 120 giorni dall’entrata in vigore della norma senza ulteriori oneri. La stessa, composta da esperti in materia, avrebbe avuto compiti consultivi e propositivi, contribuendo alla realizzazione del sistema integrato.
Riflettendo sul vissuto quotidiano all’interno delle istituzioni educative e didattiche, non si coglie un incisività del decreto e, soprattutto l’avvio di un reale e significativo percorso per un sistema integrato tra l’offerta formativa per 0 – 3 anni e per 3 – 6 anni. Gli stessi Uffici Scolastici Regionali non hanno intrapreso azioni di promozione del percorso né in termini formativi, né in termini amministrativi.
Ora, vi sarà ancora spazio per proseguire nell’attuazione del progetto? Vi è ancora l’intenzione da parte dei diversi attori istituzionali, Stato, Regioni, Enti Locali di proseguire con il progetto? Come riuscire a coinvolgere i protagonisti, famiglie, insegnanti ed educatori in tale riordino? Potrebbero tornare ad avere un ruolo centrale di regia sui diversi versanti, formativo, di coordinamento ed amministrativo per i finanziamenti, gli ambiti territoriali, sedi periferiche dell’Ufficio Scolastico Regionale? Perché non azzardare anche il tema tanto discusso del riconoscimento della scuola d’infanzia come parte del percorso obbligatorio di istruzione? Potrà avere riflessi su tale tematica una eventuale attuazione dell’autonomia differenziata?
A queste domande cercherò di dare risposta continuando a tenere monitorato il percorso di attuazione del sistema integrato di educazione e istruzione dagli 0 ai 6 anni di età.
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